5/22/2008

Lezione di coraggio.



Che la storia ci consenta di dare un senso compiuto dell'aggettivo"coraggio", dal latino "cuore".
Il termine spesso utilizzato anche nei post, fa riferimento al coraggio morale che serve per affrontare un impegno pubblico. Spesso si fa riferimento al coraggio di candidarsi e quindi assumersi impegni pubblicamente. Mi viene in mente il coraggio di firmare i propri commenti ai post, un modo per assumersi le responsabilità di quanto si riporta negli scritti.Ben altra cosa il coraggio fisico, la capacità di affrontare pericoli,intimidazioni,sofferenze.
La storia ci consegna il coraggio di Sabato Martelli Castaldi, nostro valoroso concittadino per i suo trascorsi a Raito.
Ufficiale esemplare , fu radiato da Mussolini per aver esposto con coraggio e senza veli la disastrosa situazione dell'aeronautica. Arrestato per la sua attività antifascista, fu detenuto nel carcere di via Tasso per 77 giorni. Sottoposto alle più terribili torture, non fece neppure un nome dei suoi compagni di lotta. Fu ucciso alle Fosse Ardeatine.
A tal confronto la nostra denuncia civica per Vietri non assume alcun connotato di coraggio, forse più di critica, sfogo, frustrazione, ed acuisce lo stile provincial-paesano nel confrontarsi gli uni con gli altri, steccati insormontabili da superare, in fondo la volontà di rimanere quelli che si è per paura di trovarsi a disagio ed impreparati al nuovo.Eppure di coraggio ne occorre se si vuole dare speranza al futuro di Vietri. Non quello di candidarsi, farebbe rivoltare nella tomba il nostro coraggioso concittadino, ma quello di CAMBIARE.
Che cosa suscita in noi la parola "cambiamento"? Speranza o timore, entusiasmo o angoscia? Probabilmente una reazione emotiva che è la somma di tutti questi elementi. Ma qual è il modo giusto per affrontare i cambiamenti? Si distinguono due tipi di cambiamento, quello interiore e quello esteriore, che vanno armonizzarli in una sorta di circolo "virtuoso" in cui ciascuno tragga alimento dall'altro.
L'obiettivo finale è quello di conquistare un futuro migliore, dentro e fuori di noi.
Dai commenti si evince la resistenza di cambiare noi stessi, il modo di pensare e di agire, la ricerca del niente,l'avversario da combattere, la lista, l'apparentamento, tototscommesse, slogan, vendette,offese, e quanto altro, mescolati a qualche sensato proposito.Dove vedete la voglia di cambiare in tutto questo? E i giovani, sono realmente in grado di individuare e sostenere la strada al cambiamento?
Questa piazza un piccolo e confuso passo verso la creazione di un contesto sociale che possa sostenere il vero cambiamento per Vietri.La strada è ancora tanto lunga...il tempo, tiranno!

Anche un viaggio di mille miglia comincia dal primo passo" (Lao-Tse).
A.A.A. Coraggiosi cercasi."

LE MIE MANI COME VEDI NON TREMANO PIÙ'.......MA IL CORAGGIO DI VIVERE,QUELLO, ANCORA NON C'E'......

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Uhmmmm....
nessun commento alla "lezione di coraggio"....
questo mi fa....paura...

Anonimo ha detto...

Salvatore
posso sapere il tuo indirizzo di posta elettronica?

Anonimo ha detto...

Anche con questo post i commenti si indirizzano inevitabilmente ed esclusivamente nella direzione del gossip politico.
Qui, però, vorrei cogliere un aspetto diverso e mi riferisco al coraggio di plasmare, forgiare una vera Coscienza Civile, d'altra parte credo che questo sia il vero obiettivo del blogger. Quella coscienza civile che non intende condividere in maniera impotente i diversi accadimenti politici, economici, sociali o che affermi che tanto tutto il mondo è paese.
Il precedente commento lo potrei riassumere in un solo concetto: Familismo amorale; particolarismo; clientelismo. A voi la scelta.
Credo che se tutto ciò accade è perchè istituzioni e società si presentano in forma (e sostanza) debole e questo consente alla "famiglia" o "gruppo dominante" i diversi processi decisionali, di poter imporre il proprio tono, i propri Valori.
Solo una Società Civile Colta, Indipendente,Reattiva pronta ad organizzarsi e ad esprimere Valori pienamente condivisi di partecipazione e di associazione può realmente sconfiggere questa Sindrome.
E ciò si può fare (senza allusioni per favore) solo se guardiamo con occhi diversi il nostro paese soprattutto in questo particolare e drammatico momento.
Arcangelo

Anonimo ha detto...

Bravo Arcangelo è proprio così.
Libero

Anonimo ha detto...

bravo arcangelo .......
in questo "particolare e drammatico momento con che occhi la nuova DC sta guardando il nostro paese?
sappiamo del pd sappiamo di forza italia e di An, mi manca solo il pensiero della Dc .....
potresti spiegarcelo , non si sa mai visto il momento drammatico del nostro paese e' momento di scegliere da quale parte stare e con chi stare ........ perche non conoscere anche il pensiero della nuova Dc magari......
sempre cordialmente
di mauro giovanni

Anonimo ha detto...

Proviamo a parlare un poco di Politica (quella con la P maiuscola).
Le ultime elezioni hanno messo in evidenza chiara e netta che l’Italia ha cambiato faccia.
La politica se n’è accorta da poco.
La politica ha agito come se i partiti rappresentassero bisogni e interessi di questo o quello strato sociale.
Invece, oggi, si apre un panorama nuovo e per certi aspetti inquietante: una società fatta non più di persone e culture diverse, ma di una massa indistinta di possibili acquirenti della politica.
Di quella politica che placa le profonde paure.
Sono paure sociali, tangibili, ma, con importanti radici di natura antropologica.
Si è inaugurata una nuova epoca, smemorata, mercificata, in cui non si può parlare che di bisogni primari.
Non si può più chiedere consensi offrendo valori e principi, come in parte accadeva all’epoca del comunismo e dell’anticomunismo.
A mio avviso sono fuori strada quei politologi e quei politici che spiegano il comportamento degli elettori con spirito storicistico, come se si trattasse di individui che conservano la memoria del giorno prima.
All’ampia zona magmatica e spersonalizzata della società la politica non sa parlare un linguaggio comprensibile.
Per questa gente i valori dell’antifascismo, della Resistenza, del pacifismo, della giustizia, della memoria e della difesa dei deboli non esistono, e là dove persistono si stanno vanificando.
Sono italiani schiacciati sul presente, per i quali non valgono nemmeno gli allarmi ambientali perché li percepiscono come una minaccia lontana.
Per loro non valgono neanche le prese di posizione della Chiesa quando parlano di principi, piuttosto che di fatti risolutivi dei problemi immediati.
La nuova società italiana è orizzontale, senza più passato e con un futuro lungo appena una settimana.
È la società anomica e omologata preconizzata tanti anni fa da Pasolini.
Ma l’egoismo non è più un disvalore, non crea alcuno scrupolo di coscienza.
Contro la perdita d’identità provocata dalla globalizzazione, solo la Lega oppone il forte collante degli interessi e dell’identità locale, e questo le fornisce un’immagine comprensibile e stabile in quelle parti del Nord a cui si rivolge.
Al fondo di tutto c’è la paura, che è totalizzante, accecante, e che nasce da ragioni profonde, non sempre razionalmente decifrabili.
Tantissimi italiani vivono giorno dopo giorno nell’incertezza, sia vitale che psicologica.
E di conseguenza si chiudono in confini sempre più stretti, abbandonando ogni legame con il resto del mondo.
Non dobbiamo scandalizzarci per questo.
Faremmo peggio a negare l’evidenza, a conservare la retorica del popolo che ha sempre ragione.
Il popolo non esiste più, ha cominciato a non esistere già nei primi anni Sessanta, quando il benessere ha cancellato tutto, a iniziare dal rapporto antagonistico con la natura matrigna. Conseguenza della vecchia, morente «filosofia della vita» è la decadenza della pedagogia, e del sapere.
La società di massa in cui oggi viviamo è sincronica, non cronologica né piramidale.
Quelle che un tempo erano fasce sociali (con tanto di culture che le qualificavano) sono soltanto categorie economiche. «Io sono migliore di te non perché ho una cultura più forte e più prestigiosa, ma perché guadagno di più».
Di qui la terribile crisi del rapporto tra scolaro e docente (lo studente è in genere più ricco dell’insegnante) e la nevrosi degli strati più deboli, che non sono più sorretti dalla cultura della povertà, ma dipendono dalla mitologia dell’apparire in un mondo che li cancella.
I poveri del neorealismo erano allegri, quelli di oggi no.
La perdita dell’allegria non è meno grave della perdita dei posti di lavoro.
Lo spaesamento del cittadino, senz’altro incoraggiato dalla globalizzazione, è ormai una sorta di categoria dello spirito, è parte costituente della nostra vita.
E questo non ci fa mai stare tranquilli, perché vivere senza certezze crea insopportabili ansie, insopportabili paure.
La società di oggi pone conflitti e bisogni inediti, sconosciuti per secoli, e che si intrecciano con la ben giustificata paura della povertà.
Sul timore di galleggiare nel presente, senza uno zodiaco di riferimento, la destra ha basato la sua strategia del consenso.
A chi l’ha votata non interessa nulla della guerra in Iraq, della desertificazione del pianeta, del funzionamento della giustizia, delle condizioni di vita dell’immigrato, di ciò che accade fuori di casa propria; capisce l’abolizione dell’Ici e del bollo auto perché ne vede subito il vantaggio concreto.
Su questi problemi sente di esistere, il resto è aria fritta, non lo riguarda.
Non si prenda come atteggiamento sprezzante o riduttivo questo mio giudizio.
È ovvio che l’elettore sceglie il partito che promette benessere e che gli può rendere la vita facile.
Ma non è questo il problema: nell’anomia in cui agisce, non può esercitare nessuna vocazione altruistica.
E io penso che il cuore della politica, ciò che informa la sua azione, sia il valore dell’altruismo.
Quindi la politica viene umiliata e fuorviata non solo dai politici mediocri, ma dalla stessa società che le impedisce di funzionare come dovrebbe.
In due parole, si dimostra ancora una volta che la politica è figlia della cultura e non viceversa.
Per chi ha la passione di fare politica questo è desolante, perché non si può parlare a chi non può sentire.
E chi ha la passione di fare politica sa anche che a decidere i comportamenti non sono né le leggi né gli insegnamenti, ma il mondo che cambia e va per proprio conto.
Chi ha la passione di fare politica deve prendere atto della realtà e agire per il bene anche di chi non sa niente.
Chi ha la passione di fare politica deve essere in grado di restituire valore ai valori creando serenità e sicurezza, e per farlo è bene sapere che non basta dire le cose: è necessario scegliere la strada giusta per dirle.
Libero

Anonimo ha detto...

State parlando tanto di coraggio qualcuno lo prenda vada all'ufficio tecnico e renda pubblici tutti quei documenti manomessi che hanno favorito tanti loro amici solo cosi ci potremo liberare di questi politici corrotti le copie di qualche documento gia sta circolando iniziate a tremare quando suonerà il campanello di casa ci potrebbe essere una visita poco gradita...IL CAMERATA...