1/30/2009

Gli "impermeabili"..dopo tanta pioggia...

Mocambò…
serrande abbassate
pioggia sulle insegne delle notti andate
…devo pensarci su… pensarci su…
ma dipenderà… dipenderà…
…quale storia tu vuoi che io racconti?…
…ah!… non so dir di no, no, no… no… no…
…e ricomincerà…
come da un rendez-vous…
parlando piano tra noi due…
Scendo giù
a prendermi un caffè…
…scusami un attimo…
passa una mano qui, così,
sopra i miei lividi…
…ma come piove bene sugl’impermeabili…




Si sono un inguaribile romantico, uno che ama anche i momenti più malinconici, la pioggia che scende, come adesso, poi per radio passano pure "Gli Impermeabili" di Paolo Conte, che bello.
Non mi dite che non avete sentito "Gli impermeabili" forse non sapete che è una canzone di Paolo Conte, poi la sentite e dite ah! è quella della pubblicità della banca, ecco si diciamo che è quella.
La pioggia aiuta la creatività? Si secondo me, è una di quelle manifestazioni forti, come quei gran nebbioni in autunno o le abbondanti nevicate, che da me sono proprio rare ma quando arrivano lasciano il segno.
E' come nelle notti di maggio, così ben descritte da Fossati, che hanno odori, profumi e visioni incredibili, magari proprio dopo un acquazzone.
Magari oggi sarete inzuppati, oppure state lavorando per strada e sicuramente non gradirete troppo la pioggia che scende, ma senza la pioggia cosa saremmo?
Ma cosa centra la politica? E Vietri? Al momento un grande cielo pieno di nuvole che non lascia presagire nulla di buono..Uno spiraglio si nota in lontanaza, sarà, ma nessuno ci crede!! Tutti ad indossare gli impermeabili, quelli di sempre..... lasciano  scivolare tutto.. proteggono..., senza trattenere nulla!!
.....passa una mano qui, così,
sopra i miei lividi…
…ma come piove bene sugl’impermeabili

Le "tre erre"

Sono cinque le priorità delle "Linee programmatiche 2008-2013 per la gestione dei rifiuti urbani", approvate, il 15 ottobre, dalla Giunta regionale della Campania. Innanzitutto, ridurre la produzione dei rifiuti all'origine (con la reintroduzione dei vuoti a perdere e la vendita dei prodotti alla spina, l'incentivazione di articoli lavabili alternativi a quelli usa e getta, il ritorno all'acqua del rubinetto, ritiro e riciclo dei rifiuti elettrici ed elettronici, sostegno al compostaggio domestico e in fattoria); aumento della raccolta differenziata; valorizzazione degli impianti di selezione fisico-meccanica dei rifiuti urbani residui esistenti; valorizzazione della frazione organica; recupero energetico (in cementifici e/o centrali termoelettriche, oltre all'utilizzo di due inceneritori, uno ad Acerra e l'altro a Salerno, che hanno ciascuno una capacità di 450 mila tonnellate, mentre i cementifici potrebbero bruciare altre 300 mila tonnellate). "È stata inoltre proposta la realizzazione di un inceneritore a servizio della città di Napoli - si legge nelle Linee - ma a oggi mancano indicazioni sulla taglia dell'impianto".
Strategia integrata. "Occorre costruire nella nostra Regione un metabolismo che sia in armonia con la natura". L'affermazione è di Luigi Fusco Girard, docente alla facoltà di Architettura all'Università Federico II di Napoli ed esperto di problemi urbanistici e ambientali. Il primo passo è attuare "tre erre: la prima sta per riduzione e risparmio; la seconda per riuso, recupero e restauro; la terza per riciclo". Questa strategia delle "tre erre" deve essere integrata "con la creazione di una Regione a basso consumo di carbonio e con la capacità di gestire l'acqua". "Tutti i documenti della Regione Campania - evidenzia l'esperto - parlano di sostenibilità, interpretata in termini di produzione di parchi regionali, metropolitani, urbani, ma una strategia veramente in armonia con la natura è quella della regione solare, cioè che organizza il proprio «metabolismo circolarmente» in analogia a quello eco sistemico". Per realizzare ciò, "è necessario attivare una serie di tecnologie nuove che siano ecocompatibili". Una rivoluzione che comprende non solo il riutilizzo dei rifiuti e delle acque di scarico, ma anche l'edilizia e in quest'ottica servono "incentivi e normative per produrre il nuovo sistema". L'idea, secondo Fusco Girard, è questa: "L'organizzazione centralizzata attuale, per l'energia, l'acqua, i rifiuti, può essere sostituita da una totalmente decentralizzata in cui ogni abitazione diventi auto produttrice di energia, gestisca i propri rifiuti e le risorse idriche".
Non è fantascienza. "A Friburgo, in Germania - racconta l'esperto - c'è un quartiere costruito in questo modo. Le abitazioni sono coibentate in modo tale da ridurre la necessità di consumo di energia elettrica, con una riduzione della bolletta energetica del 90% annuo rispetto alle costruzioni normali. Sui tetti del quartiere ci sono pannelli fotovoltaici, che permettono di produrre un surplus di energia rispetto ai bisogni delle abitazioni, vendibili all'Enel locale. Infine, si realizza in ogni investimento immobiliare, che è al riparo da ogni erosione inflazionistica". Ugualmente, per l'acqua, "bisogna riscoprire la sapienza dei millenni passati e recuperare tutta l'acqua piovana, da utilizzare per usi non potabili, mentre adesso usiamo l'acqua di qualità elevata per tutto ed è uno spreco".
Oltre le "pie intenzioni". "Di pie intenzioni sono lastricate le strade che portano all'inferno". È il commento di Pasquale Giustiniani, membro della Commissione giustizia, pace e salvaguardia del creato della Conferenza episcopale campana (Cec), all'adozione delle Linee programmatiche. "In Campania - osserva - c'è una situazione grave dal punto di vista politico e sociale". Dal punto di vista politico, "la gente è insoddisfatta dei volti al potere a livello regionale e comunale, che non cambiano mai malgrado siano stati al centro di precise responsabilità politiche e talvolta, in alcuni casi, siano stati coinvolti in indagini della magistratura". Insomma, "oltre alle pie intenzioni, servono persone credibili in grado di tradurre operativamente le gli intendimenti". Dal punto di vista sociale, "siamo ormai nel un territorio delle emergenze: quella dei rifiuti e quella della criminalità organizzata, con il territorio presidiato dall'esercito sia per l'una sia per l'altra emergenza. Tutto ciò crea uno stato di disagio permanete del cittadino medio, non rompe il potere della camorra, che era anche dietro certi moti del gennaio scorso a Pianura". Ma non basta: "I rifiuti non sono spariti come per magia... Oltre che in alcune zone periferiche del capoluogo, nell'hinterland dell'agro aversano si vedono ancora cumuli di immondizia abbandonati". Quali vie d'uscita? "Innanzitutto, il ricambio democratico dei volti, anche sulla scia delle parole di Benedetto XVI che ha detto che adesso serve una nuova generazione di cristiani impegnati in politica, che intenderei non solo in senso anagrafico, ma come bisogno di una vera svolta per far fronte alle emergenze". C'è anche una novità incoraggiante: "Il modo di affrontare a monte il problema rifiuti da parte delle comunità credenti del territorio, che si sono aperte ai temi della salvaguardia dell'ambiente, promuovendo la raccolta porta a porta prima delle istituzioni civili e educando le giovani generazioni e le famiglie a uno stile di vita più sobrio".

1/27/2009

La Shoah e la banalità del male.

Non molti anni fa (ne sono trascorsi appena 70 dalla promulgazione delle leggi razziali in Italia e 61 dalla “scoperta” dei lager e dello sterminio nazista, un tempo storicamente assai breve) l’orrore puro della shoah.


Ancora oggi quando ne parlo con i miei studenti provo una certa difficoltà nel rispondere alla domanda principale “PERCHE’?”, perchè un popolo colto, raffinato, razionale, intelligente ha potuto concepire un piano tanto mostruoso? perchè altri popoli colti, raffinati intelligenti non l’hanno impedito? perchè la chiesa cattolica e la chiesa protestante, al di là dei singoli casi (vedi Bonhoeffer, teologo luterano che morì anch’egli in un campo di concentramento) non hanno gridato al mondo le atrocità che si stavano perpetrando (solo a guerra conclusa

Nel 1945 la Chiesa confessante (di quella cattolica non so, non mi pare…) offrì a Stoccarda la famosa ammissione di colpa: «La chiesa… è rimasta muta dove avrebbe dovuto gridare, perché il sangue degli innocenti gridava al cielo… Essa è rimasta a guardare quando sotto la copertura del nome di Cristo si sono compiute violenze ed ingiustizie… La chiesa confessa di aver assistito all’uso arbitrario della forza brutale, alle sofferenze fisiche e spirituali di innumerevoli innocenti, all’oppressione, all’odio, all’assassinio senza levare la propria voce in loro favore, senza aver trovato vie per correre loro in aiuto. Essa si è resa colpevole della vita dei fratelli più deboli e indifesi di Gesù Cristo (gli ebrei)… Lo confessa… Non ha rinfacciato al calunniatore la sua ingiustizia e ha abbandonato il calunniato al suo destino». da Wikipedia)

Come dire, come spiegare? Hannah Arendt, in un suo famoso libro scritto dopo aver assistito al processo fatto in Israele contro Eichmann, processo durante il quale l’imputato, uno degli ideatori dello sterminio, diceva d’essere innocente e di aver “solo” eseguito gli ordini, parla della “banalità del male”. E in precedenza Freud, che negli ultimi anni della sua vita era stato costretto a fuggire per salvarsi dalle leggi razziali tedesche, e che trovò rifugio a Londra dove concluse la sua esistenza, Freud, dicevo, su richiesta di Albert Einstein, cercò di analizzare, alla luce della psicanalisi, l’orrore che si stava dischiudendo in Germania. Scrisse alcuni libri assai significativi in proposito, e, in essi, trattando del rapporto tra leader e massa ha evidenziato come

…il processo di civilizzazione…impone un conformismo di massa, la spersonalizzazione dei comportamenti individuali (per cui il singolo può dire di essere assolutamente incolpevole), generando non solo sofferenza nei singoli, ma anche condotte collettive “deviate”, aggressive, nelle quali si esprimono, in qualche modo, sia pur cammuffate ed inconsce, le tendenze represse. La civiltà alimenta la tendenza….a riconoscersi in un capo, in un leader all’instaurarsi di un legame “libidico” che unisce, nello stesso tempo, l’individuo al capo e ad altri individui che si orientano nella stessa direzione. Capo e massa sembrano aiutare l’individuo a frenare le proprie angosce, i propri istinti autodistruttivi e distruttivi. Così l’individuo…viene gradualmente portato a non avvertire le condotte talora aberranti a cui il capo e la massa possono costringerlo. da De Bartolomeo - Magni, Filosofia, vol. 5° Atlas



1/23/2009

Giù le mani da don Sturzo!


Giù le mani da Sturzo! Il segretario del Pd Veltroni, in occasione della ricorrenza dell'appello «A tutti gli uomini liberi e forti» per la costituzione del Partito Popolare (18 gennaio 1919), si è recato a Caltagirone, in Sicilia. Lì l'ex responsabile della propaganda del Partito Comunista italiano ha detto, a proposito di don Sturzo, che «bisogna ripartire dal suo insegnamento». Ha ragione Veltroni. Ma non osi mettere le mani sul patrimonio culturale e politico sturziano che diede origine alla Democrazia Cristiana di De Gasperi e Pella e che non ha niente da spartire con la sinistra democristiana ieri di Dossetti e oggi della Bindi che è confluita nel Pd. Se Veltroni desidera rivendicare le proprie radici riferendosi ad un grande pensatore italiano del primo Novecento, rispetti la storia e citi Gramsci.
Che c'entra la storia dei comunisti italiani, convertiti ufficialmente al socialismo europeo dopo la caduta del Muro di Berlino, con il più grande pensatore italiano del cattolicesimo liberale? Non ci vuole una gran memoria per ricordare la «circolare Gramsci» emanata dall'allora ministro dell'Istruzione Luigi Berlinguer (Ds) durante il primo governo Prodi e indirizzata agli insegnanti degli istituti superiori perché facessero studiare il pensiero di Gramsci. Di quel governo Veltroni era vice-premier, ma nulla disse di don Sturzo. E infatti stiamo ancora aspettando un'analoga «circolare Sturzo» emanata dai governi Prodi ('96), D'Alema ('99), Amato (2000) e ancora Prodi (2006)!
E' l'ennesima conversione di Saulo, questa di Walter a Caltagirone? Tenere assieme il Pd è sempre più difficile, gli ex Dc hanno le valigie in mano, le elezioni europee sono alle porte e così Veltroni prova a mettere il cappello anche su don Sturzo. Buona la tempistica, non c'è che dire. La ricorrenza del 18 gennaio è la più suggestiva nella storia del Partito Popolare da cui nacque la Democrazia Cristiana. Ma cosa ha a che fare Veltroni con quella storia? Cosa ha in comune Veltroni con la storia del movimento cattolico? Con le cooperative bianche nate nella seconda metà dell'Ottocento? Con l'Opera dei Congressi? Cos'ha da spartire l'ex direttore dell'Unità con pensatori come Rosmini, Gioberti, Toniolo e Murri, che precedettero e in un certo senso prepararono la strada a Luigi Sturzo? Quale gesto o proposta del Pd e di Veltroni ha un'ispirazione sturziana?
Quella di Veltroni è un'altra storia, un'altra cultura, un percorso politico radicalmente diverso e persino avverso a quello del sacerdote di Caltagirone che, anche oggi, è più moderno e attuale del segretario del Pd. Basta rileggere alcuni passi dell'appello che presentò presso l'hotel Santa Chiara, a Roma: «A tutti gli uomini liberi e forti, che in questa grave ora sentono alto il dovere di cooperare ai fini superiori della Patria, senza pregiudizi né preconcetti, facciamo appello perché uniti insieme propugnano nella loro interezza gli ideali di giustizia e libertà... Ad uno Stato accentratore tendente a limitare e regolare ogni potere organico e ogni attività civica e individuale, vogliamo sul terreno costituzionale sostituire uno Stato veramente popolare, che riconosca i limiti della sua attività, che rispetti i nuclei e gli organismi naturali - la famiglia, le classi, i Comuni - che rispetti la personalità individuale e incoraggi le iniziative private. E perché lo Stato sia la più sincera espressione del volere popolare, domandiamo la riforma dell'Istituto Parlamentare sulla base della rappresentanza proporzionale, non escluso il voto delle donne, e il Senato elettivo, come rappresentanza direttiva degli organismi nazionali, accademici, amministrativi e sindacali: vogliamo la riforma della burocrazia e degli ordinamenti giudiziari e la semplificazione della legislazione, invochiamo il riconoscimento giuridico delle classi, l'autonomia comunale, la riforma degli Enti Provinciali e il più largo decentramento nelle unità regionali».
Sturzo parla nel '19 contro lo statalismo e per libertà, parla di riforma della burocrazia e degli ordinamenti giudiziari e della semplificazione della legislazione. Tre impegni precisi del governo Berlusconi. Non si ferma qui, don Sturzo, e infatti osserva: «Ma sarebbero queste vane riforme senza il contenuto se non reclamassimo, come anima della nuova Società, il vero senso di libertà, rispondente alla maturità civile del nostro popolo e al più alto sviluppo delle sue energie: libertà religiosa, non solo agli individui ma anche alla Chiesa, per la esplicazione della sua missione spirituale nel mondo; libertà di insegnamento, senza monopoli statali; libertà alle organizzazioni di classe, senza preferenze e privilegi di parte; libertà comunale e locale secondo le gloriose tradizioni italiche». Dunque libertà religiosa, libertà di insegnamento, autonomia locale. Anche qui sembra di leggere il programma del Popolo della Libertà.
Altrochè Pd! Sa di cosa parla Veltroni quando cita Sturzo? Ricorda i tentativi di abolizione della legge Biagi sul mercato del lavoro e la cancellazione della preziosa riforma delle pensioni varata dal precedente governo Berlusconi? Una cosa sono le parole, un'altra i fatti. Ecco cosa diceva Sturzo nel '19: «Le necessarie e urgenti riforme nel campo della previdenza e della assistenza sociale, nella legislazione del lavoro, nella formazione e tutela della piccola proprietà devono tendere alla elevazione delle classi lavoratrici». Se Veltroni vuole una ricorrenza da celebrare, lasci stare don Sturzo. Lo studi e lo faccia studiare ai suoi dirigenti di partito e al movimento giovanile del Pd. Tra qualche anno quelle letture potrebbero portare benefici. Per ora, a giudicare da come parla e da come si comporta, la sola data che Veltroni può legittimamente ricordare è quella del 21 gennaio 1921, giorno di fondazione del Partito Comunista d'Italia di Bordiga e Gramsci...

1/17/2009

Accadde il 17 Gennaio.....



Il 17 gennaio 1773 James Cook, oltrepassa il circolo polare antartico ed è il primo europeo a compiere questa impresa.Nel 1893 i coltivatori di zucchero americani rovesciano il governo della regina Liliuokalani del Regno delle Hawaii.
Nel 1912 l’esploratore britannico Robert Falcon Scott raggiunge il Polo Sud un mese dopo Roald Amundsen. Ma perderà la vita assieme ai compagni di missione durante il ritorno alla base.
1929 - Braccio di Ferro, il celebre personaggio dei fumetti creato da Elzie Crisler Segar, appare per la prima volta con una striscia su un quotidiano.
Nel 1945 l'Armata Rossa occupa e distrugge quasi completamente Varsavia.
Lo stesso giorno i nazisti cominciano ad evacuare il campo di concentramento di Auschwitz.
Nel 1946 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite tiene la sua prima sessione.
Nel 1966 Simon and Garfunkel pubblicano il loro celeberrimo album Sounds of Silence.
Nel 1985 a Milano a causa di una forte nevicata crolla il palasport di San Siro.
Intanto la British Telecom annuncia il ritiro delle famose cabine rosse inglesi del telefono.
Nel 1996 la Repubblica Ceca chiede di entrare a far parte dell'Unione europea.
1998 - Paula Jones accusa il Presidente degli Stati Uniti Bill Clinton di molestie sessuali.
Nel 2005 Max Biaggi diventa pilota ufficiale Honda.

e poi.....sono nato io! L'anno? Ha poca importanza!!!!!

1/16/2009

Segnali di cambiamento per Vietri.


Le conclusioni della Corte dei Conti sulla indagine di gestione relativa agli anni 2003-2005 evidenziava una enorme discrepanza tra la spesa relativa ai servizi domiciliari agli anziani e il reale servizio reso. Si riteneva la spesa troppo esosa per le possibilità contabili del comune.(estratto allegato)
Da pochi giorni è stata avviata la nuova procedura per l'affidamento di questi servizi. La gestione commisariale almeno ci garantisce la piena legittimità delll'espletamento della gara di appalto e la possibilità di garantire un "reale " servizio ad un costo accessibile per la nostra comunità.
Si evince dalla relazione come negli anni scorsi  " i rapporti tra il Comune e gestoti dei servizi fosse solamente in alcuni casi regolato da contratto. In genere trattasi di concessioni "non meglio definite". La concomitante assenza di controlli la causa di enormi sprechi,perdite, deficienze e agevolazione dell'illegalità:
Regolamentare questi e tanti altri aspetti gestionali è alla base del recupero funzionale e di bilancio necessario nei prossimi anni. Mi auguro che la gestione commissariale, dal sottoscritto auspicata e sottoscritta pubblicamente, definisca un nuovo percorso di trasparenza e legalità che possa rappresentare l'inizio della ripresa sociale del nostro comune.
Vocidipiazza

1/15/2009

Sanità Campana: falso in bilancio.


Il vice-capogruppo PDL alla Camera dei Deputati Marcello Tagliatatela, responsabile dell’Ufficio Politiche per il Mezzogiorno di AN, ha denunciato nuovi sprechi e nuovi fallimenti della sanità pubblica in Campania.
«Purtroppo la sanità – dice Taglialatela - ha finito male l’anno vecchio e cominciato peggio l’anno nuovo. Dai nuovi dati e dalle notizie in nostro possesso emerge, infatti, non solo che la spesa sanitaria continua a registrare buchi enormi, ma anche che non vi è alcuna volontà da parte del centrosinistra di tenerla sotto controllo”.
Infatti l’unica volontà politica che viene fuori con evidenza è quella di protrarre nel tempo le nuove falle finanziarie che si aprono nei già devastati conti del sistema sanitario, allo scopo di nascondere l’effettiva e mostruosa entità della debitoria del comparto. Credo che tutto questo sia solo un maldestro ed inutile tentativo di evitare il commissariamento.
Taglialatela ha inviato una nota ai ministeri competenti per segnalare che nella finanziaria regionale 2009, approvata dal Consiglio Regionale a fine anno, è stato inserito un articolo, il n.26 recante “Misure per il contenimento della spesa sanitaria”, che determina una aberrazione giuridica.
La follia, infatti, sta nel fatto che tale norma introdotta dalla finanziaria regionale modifica il codice civile, una materia che non è di competenza del Consiglio Regionale ma del Parlamento.
“Una norma del genere è inconcepibile – sottolinea Taglialatela - e prova che nella maggioranza regionale di centrosinistra il livello di conoscenza delle leggi vigenti e della Costituzione sia pari a quello degli asini. Analogo tentativo fu fatto dal Governo guidato da Romano Prodi, in sede di varo della finanziaria nazionale. In quella circostanza il centrosinistra fu costretto a fare marcia indietro quando ci si accorse che tale norma era incostituzionale in quanto determinava una evidente ed ingiusta disparità di trattamento tra soggetti giuridici”.
Evidente,ente, ora si vuole arbitrariamente sancire l’impignorabilità dei beni delle Asl, degli ospedali, dei Policlinici universitari e degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico di diritto pubblico.
Gli effetti di tale norma non determinerebbero alcun risparmio da parte della Regione ma viceversa comporterebbero nuove spese per azioni legali e per interessi legali. Gli unici a guadagnarci sarebbero le società finanziarie che già oggi lucrano sui debiti e sui ritardi dei pagamenti da parte della Regione.
Taglialatela chiede alla Giunta regionale di proporre come atto di autotutela al Consiglio Regionale l’ approvazione di una legge che elimini la norma in questione, visto che la finanziaria regionale ad oggi non è stata ancora pubblicata e non è quindi tecnicamente in vigore. In tal modo si sanerebbe la gravissima violazione della Costituzione che si sta consumando. L’atto di autotutela servirà anche ad evitare nuovi ed inevitabili contenziosi che si determinerebbero per effetto della evidente disparità di trattamento che si sancisce con le norme introdotte e che modificano senza poterlo fare le norme vigenti del codice civile, materia di diretta ed esclusiva competenza dello Stato centrale.
“L’altra pessima notizia – fa notare Taglialatela - per la sanità campana è data dalla delibera n. 1 del 9 gennaio 2009 della Prefettura di Napoli (a firma del commissario ad acta, dottoressa Carolina Iovino, nominata per l’esecuzione della sentenza TAR Campania Sezione I n. 1885/05 267/2007 9488/2008) con la quale si impone alla Regione Campania di aggiornare le tariffe per prestazioni sanitarie di riabilitazione del triennio 2003-2005. Questo ricalcolo determina aggravi di spesa aggiuntivi per 300 milioni di euro. Finora le sentenze non sono state attuate per cercare di nascondere le nuove spese che gravano sul comparto”.
La Regione, infatti, non ha dato seguito ad una sentenza del TAR del 2005 ed ad una del Consiglio di Stato del 2007, dimostrando un atteggiamento che si può tranquillamente definire doloso.
Taglialatela assicura di aver acquisito informazioni presso il Ministero del Welfare, nella persona del Direttore generale, dottor Filippo Palumbo, secondo le quali nella prossima verifica del Piano di rientro dal deficit sanitario (che sarà effettuata il 20 gennaio 2009) emergerà un ulteriore sforamento di circa 400 milioni di euro.
Fin dopo l’approvazione delle modifiche al Piano ospedaliero regionale, non a caso, il parlamentare campano aveva scritto al governo Berlusconi, nella persona dei Ministri dell’Economia e del Welfare, per segnalare che il nuovo piano non determina alcun risparmio oggettivo ma solo inutili disagi ai cittadini. Non si toccano minimamente gli sprechi e si continua a fare leva su trucchi ed artifizi contabili.
Non da ultimo, il trucco che continua ad essere utilizzato è quello di chiedere ai fornitori delle Asl e degli ospedali di ritardare la presentazione delle fatture. Per questo motivo è stato sollecitato non solo il governo nazionale ma personalmente i ministeri competenti a verificare anche le bolle di consegna in modo da risalire con precisione alla reale contabilità della sanità campana.
“Le bolle di consegna, infatti – conclude Taglialatela - sono documenti che certificano senza equivoci la data della fornitura: ho ricevuto rassicurazione dal governo affinché si proceda con questo controllo. Ritengo utile presentare un esposto alla Procura della Repubblica affinché si indaghi per falso in bilancio, visti i continui raggiri a cui si ricorre per impedire che si abbia reale contezza dell’ammontare del debito della sanità campana”.

1/10/2009

Vietri e il rinnovamento politico.


Con il termine RINNOVAMENTO s’intende sostituire con il nuovo un qualcosa di vecchio o ritenuto inattuale e non più valida.


Il termine ricorre frequentemente in politica, dove si cerca attraverso il cambiamento di usi e costumi di reggere il passo con l’evoluzione della situazione sociale e civile in cui viviamo.

La profonda crisi della politica e delle istituzioni, dei partiti, questi ultimi sempre più coinvolti in scandali e corruzioni, ci consegna la regione Campania, il nostro comune di Vietri e tanti altri ancora in una vera e propria emergenza istituzionale grave e preoccupante.

In questa situazione, il termine RINNOVAMENTO attiene a più importanti e profonde connotazioni che non il semplice alternarsi di uomini e donne al potere, spesso sempre semplice avvicendamento in seno agli apparati di potere. E’ successo a Napoli in questi giorni. Il sindaco Iervolino ha sostituito gli assessori dimissionari perché inquisiti per gravi reati amministrativi con persone della società civile d’importante immagine sociale, quali imprenditori e professori universitari. Un’operazione che ha confermato la piena volontà della classe dirigente di non ricercare alcun rinnovamento politico, oppure di intendere tale il coinvolgimento di facciata di persone che possano ripulire l’immagine di un gruppo di potere malavitoso.

Questo RINNOVAMENTO mi angoscia e mi preoccupa, specie in situazioni di emergenza sociale, come quella del nostro comune di Vietri. Assistiamo, infatti, a un vuoto di potere che gestioni pressappochistiche, unilateralmente spinte al personalismo e l’affarismo hanno inevitabilmente portato al capolinea.

Come succede nei fenomeni malavitosi, si è rotto un equilibrio tra le bande rivali, durato per molto tempo, che ha garantito al nostro comune di accumulare ritardi e degrado civico molto difficile da recuperare. Adesso il rischio è quello che si scateni la guerra per la successione. Personaggi costretti fino ad oggi a ruoli secondari e di gregari vedono prospettarsi l’occasione per un posto di comando.

Non comprendo quale alternativa di metodo e sistema queste persone possono proporre se non la tendenza a ripristinare il medesimo apparato di potere in cui sono cresciuti e formati!!

Capite allora bene come il termine RINNOVAMENTO assume connotati diversi secondo il punto di vista e delle persone che lo utilizzano come slogan di tendenza politica.

La società civile, in buona parte collusa, assiste inerme a questi giochi di potere, ne diventa vittima d’ingiustizie e soprusi sociali di ogni genere, vittime del proprio egoismo, disimpegno sociale, spesso ignoranza e scarsa scolarità.

In altri termini la speranza di un reale RINNOVAMENTO, quello non solo degli uomini e donne, ma rappresentato da quella spinta sociale a ricercare una gestione onesta, trasparente e partecipata, di vera ripresa del nostro territorio e che risponda ai bisogni del nostro tempo, mi sembra oggettivamente difficile da realizzarsi. Manca un substrato sociale “critico” e quella tradizione civica necessaria a una simile rivoluzione. Del resto, chi ha governato fino ad oggi, si è guardato bene nel generare tale cultura, al contrario ha cristallizzato e bloccato ogni tentativo sul nascere, al fine di garantirsi una lunga vita al potere.

Il vuoto politico e sociale di oggi esprime il drammatico risultato di questo spietato e incosciente processo durato circa trent’anni che tanti vorrebbero colmare con l’improvvisazione dell’ultimo momento.

Organizzare in quattro e quattrotto raggruppamenti al grido di “RINNOVAMENTO”, benché in qualche caso pregevole negli intenti, risulta  essere  grezzo e ancorato al vecchio sistema di consenso paesano quale  unico modello a oggi collaudato e che non ci si sforza a volere cambiare. Più che altro una atteggiamento emotivo, spesso strumentale, lontano da potersi intendere un processo di rinnovamento.

Il RINNOVAMENTO, quello vero va preparato nel tempo, bisogna educare la popolazione a questo, renderla partecipe di un bene comune che va costruito e difeso con ogni forza e sistema democratico. Prevede una vera gestione amministrativa che guidi questo difficile processo, specie in area depresse e con scarsa attitudine al sociale, come la nostra.

Il personalismo spinto che si prefigura in tanti movimenti e associazioni peseudo-sociali, non solo non favorisce questo RINNAVAMENTO, ma lo minaccia alla radice, svuota di contenuti strumenti importanti di partecipazione popolare, li scredita e alimenta diffidenza e distacco.

I risultati sono sotto i nostri occhi, ma siamo sulla buona strada per consegnare, ancora per tanto tempo, il paese ai “soliti noti”.

Vocidipiazza

1/02/2009

L'idea dei soldi come manna.


di Giovanni Sartori
Il 2009 sarà il primo anno — temo — di una tempesta economica perfetta. Una tempesta perfetta destinata a durare finché non torneremo a capire come nasce il denaro, cosa fa ricchezza.Grazie a una scuola che non è più magistra vitae, i giovani non lo sanno di certo. Per loro è come se piovesse dal cielo come la manna. Per loro il denaro ci deve essere e basta. Ma è così, purtroppo, anche per i non-più-giovani. Nell'ottica di quasi tutti la ricchezza c'è, così come c'è l'aria o il mare. Se manca è perché è maldistribuita e perché se la mangiano i ricchi. E nemmeno i ricchi, o quantomeno gli straricchi, ne sanno di più. I Berlusconi del mondo sanno benissimo fare i soldi per sé; ma perché i soldi ci siano, e come e da cosa zampillino, non è un problema che li interessi.L'economia come scienza ha cominciato a deragliare con la sua politicizzazione diciamo di sinistra: una politicizzazione che la induce ad anteporre il problema della distribuzione della ricchezza al problema della creazione della ricchezza e, in questo solco, anche a confondere i due problemi. Ed è questa confusione che ha allevato una opinione pubblica graniticamente convinta del fatto che la ricchezza ci sia (come ci sono, che so, le piante), e che il guaio sta in come viene distribuita, cioè maldistribuita.Ora, che la distribuzione della ricchezza sia per lo più iniqua, moralmente inaccettabile e spesso anche economicamente dannosa, è un fatto. Un fatto che però non autorizza a confondere tra la grandezza della torta e la sua divisione in fette. Perché non è in alcun modo vero che la ridistribuzione della ricchezza produca ricchezza. Anzi, se la mettiamo così, è più probabile che produca povertà.In prospettiva — e la prospettiva ci vuole — fino alla rivoluzione industriale del primissimo Ottocento l'economia è stata prevalentemente agricola, e quindi una economia di sostentamento. Dopo la lunga stagnazione medievale il primo accumulo di ricchezza avviene con il commercio e con le città marinare (per esempio, Venezia) nelle quali è fiorito. Ma la ricchezza prodotta dalla società pre-industriale fu ricchezza da consumare (in palazzi, chiese e, s'intende, in bella vita per i pochissimi che ne disponevano), non ricchezza da accumulare per investimento, e quindi ricchezza in denaro da investire nel processo economico. Pertanto fino alla rivoluzione industriale, che è poi la rivoluzione della macchina che moltiplica a dismisura il lavoro manuale, l'uomo è vissuto in grande povertà. Il tepore del benessere si affacciò, nel contesto dello Stato territoriale nel suo complesso, soltanto nel corso dell'Ottocento. Ma sino al Novecento, talvolta inoltrato, l'uomo occidentale non ha conosciuto la società opulenta, la cosiddetta società del benessere. Che da noi è durata soltanto una cinquantina d'anni. Per dire come si fa presto a diventare viziati.Come e quando usciremo dalla gravissima recessione nella quale siamo peccaminosamente incappati nessuno lo sa. Il punto da capire sin d'ora è che il diritto a qualcosa sussiste solo se c'è la cosa. Il diritto di mangiare presuppone che ci sia cibo. E il «diritto ai soldi» presuppone che i soldi vengano creati.
L'edtoriale di Sartori chiarisce come la svolta sociale, indotta dalla pesante crisi economica e di sistema, vada affrontata alla radice del nostro vivere. Uno stile di vita che negli ultimi cinquant'anni ha bruciato ogni "bonus" di sviluppo economico e sociale e modificato gli stili di concepire l'economia, il lavoro, gli affari, i servizi, ma fondametalmenmte il senso della vita.
La spinta alla richhezza, al benessere sopra ogni cosa, ad ogni costo, a qualsiasi condizione.
La maledizione del vitello d'oro si abbatte come una furia nei giorno nostri, come quella di Mosè sul suo popolo alla discesa dal monte Sinai. Saremo in grado di rinunciare all'oro e alla belle vita per ritornare a dare un senso alle cose ? La sfida alla recessione parte da qui, si definisce per questo "strutturale", ovvero che deve prevedere il cambiamento "anche di privazioni" del nostro stile di vita.
Cosi anche la politca.. attendersi che interventi centralizzati possano risolvere i nostri problemi è una vera follia. La manna degli investimenti che ha sostenuto l'assistenzialismo, specie nel meridione dell'Italia, è ormai storia da dimenticare. Il nuovo corso della politica, specie nel sud, dovrà fare a meno della "manna" che gestioni centalizzate compiacenti hanno beneficiato ai fini del potere e senza alcun sviluppo. Una vera rivoluzione sociale attende Noi cittadini del sud, bisognerà produrre ricchezza e non divedersi le ricchezze dello stato.
La gestione delle amministrazioni pubbliche dovrà essere di sostegno a questo processo. Pensare a gestire con i sistemi attuali significherebbe vietare i cittadini dei servizi di base, quelli essenziali, con l'aggravante di tributi esosi .
Allora non ci saranno tributi che tengano, ma principalmemnte gente disposta a pagare per ricevere in cambio fallimenti e vuoti di potere. Frizioni sociali e crisi di valori che possono favorire
la recrudescenza di criminalità e illegalità di ogni genere.
La crisi di quella Democrazia che non c'è mai stata , ma solo il frutto di un benessere effimero e senza regole che la crisi economica stà spazzando via, facendoci riscoprire le nostre pochezze sociali, la consapevolezza di avere sprecato la vera occasione storica per risollevare le sorti del nostro meridione, vittime dell'egoismo e delle sopraffazione politica, che adesso dovrà fare i conti con se stessa e con il proprio destino.
Vocidipiazza

1/01/2009

Discorso di Fine Anno.

Al discorso del Presidente Napolitano ho preferito quello di Beppe Grillo. Diretto e chiaro, ma principalmente senza facili ottimismi e ipocrisia di stato circa la grave situazione economica e sociale che coinvolge l'intero pianeta.
Partire dal basso, capovolgere la piramide, avera forza e volontà di ristabilire le regole della DEMOCRAZIA!
Vale per tutti, vale per il nostro comune, senza egoismo, senza la stupida voglia protagonismo, di apparire, ormai fuori tempo, ma realizzare in modo responsabile il capovolgimento di usi e consumi, la voglia di fare veramente qualosa per gli altri, per il proprio paese, e quindi per se stessi e i propri figli.
Più che allenaze e strategie, serve la  capacità , tanto coraggio e spirito di sacrificio.
Con questa consapevolezza che mi auguro si approcci il vero tentativo di cambiare, anche a Vietri, il corso della politica. Diversamente è tutto il solito trasformismo, tanti travestiti, maschere nuove nella continuità del vecchio. Ma attenzione, anche per questo vecchio collaudato sistema di compari e clienti i tempi saranno critici. Tanti sono i cittadini che, colpiti direttamente dalla recessione economica, non intendono più caricarsi sulle spalle i costi di queste "vergognose " gestioni ammnistrative.