1/23/2009

Giù le mani da don Sturzo!


Giù le mani da Sturzo! Il segretario del Pd Veltroni, in occasione della ricorrenza dell'appello «A tutti gli uomini liberi e forti» per la costituzione del Partito Popolare (18 gennaio 1919), si è recato a Caltagirone, in Sicilia. Lì l'ex responsabile della propaganda del Partito Comunista italiano ha detto, a proposito di don Sturzo, che «bisogna ripartire dal suo insegnamento». Ha ragione Veltroni. Ma non osi mettere le mani sul patrimonio culturale e politico sturziano che diede origine alla Democrazia Cristiana di De Gasperi e Pella e che non ha niente da spartire con la sinistra democristiana ieri di Dossetti e oggi della Bindi che è confluita nel Pd. Se Veltroni desidera rivendicare le proprie radici riferendosi ad un grande pensatore italiano del primo Novecento, rispetti la storia e citi Gramsci.
Che c'entra la storia dei comunisti italiani, convertiti ufficialmente al socialismo europeo dopo la caduta del Muro di Berlino, con il più grande pensatore italiano del cattolicesimo liberale? Non ci vuole una gran memoria per ricordare la «circolare Gramsci» emanata dall'allora ministro dell'Istruzione Luigi Berlinguer (Ds) durante il primo governo Prodi e indirizzata agli insegnanti degli istituti superiori perché facessero studiare il pensiero di Gramsci. Di quel governo Veltroni era vice-premier, ma nulla disse di don Sturzo. E infatti stiamo ancora aspettando un'analoga «circolare Sturzo» emanata dai governi Prodi ('96), D'Alema ('99), Amato (2000) e ancora Prodi (2006)!
E' l'ennesima conversione di Saulo, questa di Walter a Caltagirone? Tenere assieme il Pd è sempre più difficile, gli ex Dc hanno le valigie in mano, le elezioni europee sono alle porte e così Veltroni prova a mettere il cappello anche su don Sturzo. Buona la tempistica, non c'è che dire. La ricorrenza del 18 gennaio è la più suggestiva nella storia del Partito Popolare da cui nacque la Democrazia Cristiana. Ma cosa ha a che fare Veltroni con quella storia? Cosa ha in comune Veltroni con la storia del movimento cattolico? Con le cooperative bianche nate nella seconda metà dell'Ottocento? Con l'Opera dei Congressi? Cos'ha da spartire l'ex direttore dell'Unità con pensatori come Rosmini, Gioberti, Toniolo e Murri, che precedettero e in un certo senso prepararono la strada a Luigi Sturzo? Quale gesto o proposta del Pd e di Veltroni ha un'ispirazione sturziana?
Quella di Veltroni è un'altra storia, un'altra cultura, un percorso politico radicalmente diverso e persino avverso a quello del sacerdote di Caltagirone che, anche oggi, è più moderno e attuale del segretario del Pd. Basta rileggere alcuni passi dell'appello che presentò presso l'hotel Santa Chiara, a Roma: «A tutti gli uomini liberi e forti, che in questa grave ora sentono alto il dovere di cooperare ai fini superiori della Patria, senza pregiudizi né preconcetti, facciamo appello perché uniti insieme propugnano nella loro interezza gli ideali di giustizia e libertà... Ad uno Stato accentratore tendente a limitare e regolare ogni potere organico e ogni attività civica e individuale, vogliamo sul terreno costituzionale sostituire uno Stato veramente popolare, che riconosca i limiti della sua attività, che rispetti i nuclei e gli organismi naturali - la famiglia, le classi, i Comuni - che rispetti la personalità individuale e incoraggi le iniziative private. E perché lo Stato sia la più sincera espressione del volere popolare, domandiamo la riforma dell'Istituto Parlamentare sulla base della rappresentanza proporzionale, non escluso il voto delle donne, e il Senato elettivo, come rappresentanza direttiva degli organismi nazionali, accademici, amministrativi e sindacali: vogliamo la riforma della burocrazia e degli ordinamenti giudiziari e la semplificazione della legislazione, invochiamo il riconoscimento giuridico delle classi, l'autonomia comunale, la riforma degli Enti Provinciali e il più largo decentramento nelle unità regionali».
Sturzo parla nel '19 contro lo statalismo e per libertà, parla di riforma della burocrazia e degli ordinamenti giudiziari e della semplificazione della legislazione. Tre impegni precisi del governo Berlusconi. Non si ferma qui, don Sturzo, e infatti osserva: «Ma sarebbero queste vane riforme senza il contenuto se non reclamassimo, come anima della nuova Società, il vero senso di libertà, rispondente alla maturità civile del nostro popolo e al più alto sviluppo delle sue energie: libertà religiosa, non solo agli individui ma anche alla Chiesa, per la esplicazione della sua missione spirituale nel mondo; libertà di insegnamento, senza monopoli statali; libertà alle organizzazioni di classe, senza preferenze e privilegi di parte; libertà comunale e locale secondo le gloriose tradizioni italiche». Dunque libertà religiosa, libertà di insegnamento, autonomia locale. Anche qui sembra di leggere il programma del Popolo della Libertà.
Altrochè Pd! Sa di cosa parla Veltroni quando cita Sturzo? Ricorda i tentativi di abolizione della legge Biagi sul mercato del lavoro e la cancellazione della preziosa riforma delle pensioni varata dal precedente governo Berlusconi? Una cosa sono le parole, un'altra i fatti. Ecco cosa diceva Sturzo nel '19: «Le necessarie e urgenti riforme nel campo della previdenza e della assistenza sociale, nella legislazione del lavoro, nella formazione e tutela della piccola proprietà devono tendere alla elevazione delle classi lavoratrici». Se Veltroni vuole una ricorrenza da celebrare, lasci stare don Sturzo. Lo studi e lo faccia studiare ai suoi dirigenti di partito e al movimento giovanile del Pd. Tra qualche anno quelle letture potrebbero portare benefici. Per ora, a giudicare da come parla e da come si comporta, la sola data che Veltroni può legittimamente ricordare è quella del 21 gennaio 1921, giorno di fondazione del Partito Comunista d'Italia di Bordiga e Gramsci...

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