12/30/2007

La democrazia senza popolo..



"gli assenti hanno sempre torto e perdono il diritto di reclamare"

Tutti contro gli amministratori Vietresi rei di gestire da anni la casa comunale, padroni assoluti della politica locale e scarsa sensibilità e capacità di gestire il cambiamento.
Delegittimiamo anche l’amministrazione attuale e andiamo alle elezioni. Vi siete chiesti cosa potrebbe cambiare per Vietri un’anticipata tornata elettorale.
I cittadini (il popolo) si dice disgustato dalla politica e vuole disertare il voto, astenersi perché stanco, “tanto non cambia niente”. Il non votare è un diritto, anche se si è soliti andare a prendere gli elettori a casa, anche in barella, purché esprimano” liberamente” il proprio diritto al voto.
Questi e altri espedienti in futuro non avranno più senso. Si stanno già assicurando altri trent’anni di amministrazione (Dio volendo) con la formazione di un unico listone. Il grande partito democratico unirà tutti contro nessuno (almeno che possa contendere la piazza) e noi democraticamente saremo costretti a votarli. Se non andassimo a votare, come per incanto, meglio come i comuni sciolti per mafia o camorra, basterà solo il 2% dei loro azionisti elettori per decretare l’inevitabile vittoria. Ci assicureranno il prossimo trentennio con l’assoluto potere conferito dal popolo sovrano che democraticamente non ha votato.
Il listone lo fece Mussolini, poi Hitler e li ha imitati anche Stalin, perché non farlo a Vietri. In effetti, sono trent'anni che ci presentano listoni (liste bloccate) che hanno impedito il ricambio politico e generazionale. Tutto questo vale di più per la politica nazionale.
Anche questa volta ho il timore che avvenga la solita sceneggiata, ci daranno LA LIBERTA’ di scegliere: o votare o stare a casa! Sono cosi forti e radicati da lasciare sopravvivere la democrazia del branco, perché i mandriani saranno sempre gli stessi!

12/25/2007

Filastrocca di Capodanno.




Questa filastrocca è di un ragazzo di 13 anni di Ortisei.Vive in montagna e conduce un a vita semplice e in continuo contatto con la natura.Mi ipira la sua semplicità nelle aspettative di vita, l'umiltà di chi è felice dentro e ricerca la felicità negli altri.Un amico che è stato per vacanza ospite di questa famiglia è ritornato a casa sconvolto da questa essenza di vita, senza fronzoli, semplice,senza fretta, lontano dai clamori della città, dei loghi e dei stereotipi che da noi caratterizzano i ragazzi della sua età. Un modo di apprezzare la vita che tanti suoi coetanei forse non proveranno mai.

Filastrocca di Capodanno
Fammi gli auguri per tutto l'anno:
Voglio un Gennaio col sole d'Aprile,
Un Luglio fresco, un Marzo gentile.
Voglio un giorno senza sera,
un mare senza bufera.
Voglio un pane sempre fresco, sul cipresso il fiore del pesco.
Che siano amici il gatto e il cane,
che diano latte le fontane.
Se voglio troppo non darmi niente,
dammi una faccia allegra solamente.

12/22/2007

IL PRESEPE SULLA ROCCIA




A Raito il presepe tra arte e tradizione.


Il presepe sulla roccia di Raito è un’originale rappresentazione presepiale che, nella sua forma semplice ed essenziale, richiama il luogo e le tradizioni di questo splendido borgo marinaro.
Una vera opera d’arte che nasce su un pezzo di roccia sporgente lungo la stradina del paese, sostegno naturale ad una vecchia e caratteristica scalinata, che all’epoca rappresentava una delle tante scorciatoie per i viandanti che percorrevano le tortuose stradine fino al mare.
Il presepe incarna quest’ambientazione rappresentando sentieri e ponti scavati nella roccia, un percorso straordinariamente naturale che conduce i pastori per impervi sentieri fino ad arrivare alla grotta dove li attende la sacra famiglia.
“L’attesa” potrebbe essere il tema che meglio esprime quest’opera.
L’attesa della Madonna, espressione universale di donna nell’attesa della maternità, che in quest’opera si coniuga, nelle espressioni e nei sentimenti, con quella delle donne intende nelle umili faccende di casa nell’attesa dai mariti pescatori di ritorno dal mare.
Una visione semplice, niente addobbi e giochi d’acqua, ne banchetti e opulenze, le luci, come piccole lucciole illuminano tipiche casette in ceramica disposte qua e la sulla roccia a formare un paesaggio stile arabesco che richiama tutto il fascino e mistero della cultura orientale. Il presepe esalta l’aspetto paesaggistico, come conviene ai paesi di mare, e ridimensiona la rappresentazione di scene di vita. Pochi pastori, tutti in ceramica grezza, quasi invisibili, suggerisce la vita dei pescatori che il mare tiene lontano dal normale vivere sociale.
Il presepe sulla roccia nato all’inizio degli anni ottanta per iniziativa Circolo Culturale Raito 80 è divenuto una vera tradizione per i giovani di Raito che ogni anno, con impegno e passione, ripropongono nella sua essenza, senza variazioni di tema né di stile. Forse il momento più suggestivo è rappresentato dalle prove di colori per la scelta della tonalità giusta da dare all’intera parete che sovrasta la roccia, che per l’occasione diventa un cielo stellato di un blu intenso ed il sole all’orizzonte, un’alba nascente, che ripropone il tema dell’“attesa”, in questo caso di un nuovo giorno di speranza e di fede.

12/15/2007

NEL SEGNO DI ZORRO..


La mia generazione gli aveva affibbiato questo nomignolo a causa di una mantella nera che indossava d’inverno, simile a quella dal celebre attore che nel famoso film per ragazzi dell’epoca impersonava un insuperabile spadaccino al servizio dei più deboli.
Senza pensarlo un nome che ha rispecchiato la sua vita. Il nostro don Gerardo abile ed insuperabile pastore della chiesa di Raito ha sempre avuto ben affilata l’arma della sapienza e della saggezza unita ad una inconsueta intelligenza e lungimiranza .
Troppo evidente la sua statura e spessore culturale che avrebbe potuto portarlo a ben altri incarichi di rilievo in ambito ecclesiastico, per questo ritengo sia stato una vera fortuna per la comunità Raitese poter beneficiare di una simile guida.
Schivo e silenzioso, mai stato presenzialista, una figura che sentivi esserci sempre ma che si faceva veder poco. Silenzioso e garbato come il suo modo di parlare, come il suo camminare, e don Gerardo di cammino a piedi ne ha fatto veramente tanto. Il suo fisico esile e agile favoriva veri salti da una parrocchia ad un’altra, dalla scuola, alla curia, una vitalità serena che non lasciava mai trasparire segnali di stanchezza. Fino alla fine, anche nella evidente sofferenza degli ultimi tempi, era sempre quello di sempre, un sorriso e qualche battuta ironica per chi incontrava ed il classico “ ringraziamo il Signore” ad ogni accenno alla sua salute.
Una figura importante per Raito. Il suo modo di essere, serio ed austero, ma allo stesso tempo ironico e cordiale, ha instillato, nelle tante generazioni tenute a battesimo, il valore del rispetto ed amore per il prossimo e quello del sacrificio, importante a suo dire, per vivere una vita piena, intensa, che concilia con se stessi e con Cristo.
Una personalità forte e decisa come quella di don Gerardo era inevitabile avesse un ruolo di spicco nella vita di Raito ed Albori. Il suo impegno nell’aggregazione cattolica e sociale delle comunità, specie dei giovani, è stato una prerogativa della sua opera pastorale.
L’Azione Cattolica, vero fiore all’occhiello del suo operato, ha ancora oggi un ruolo importante per tutta la comunità raitese, specie in un’epoca che favorisce tanti altri interessi ed attrattive per i giovani.
Con un pizzico di sentimentalismo ricordo il Circolo Giovanile a lui dedicato, il primo che cercava di coniugare un impegno civico e religioso. Intere generazioni sono passate da quel Circolo e a tutti ha lasciato qualcosa di importante. Tanti gli spunti ed aneddoti che ci riportano a quel luogo di incontro per i giovani del paese.
In tanti anni di attivismo al Circolo, don Gerardo non l’ho mai visto, la conferma del suo essere e non apparire, persona che apprezzi nella sua interezza solo se ti confronti con serenità d’animo e senza pregiudizi.
A mio avviso, quelli che lo hanno attaccato, anche duramente, hanno dimostrato questo limite sia di analisi dell’uomo ma sicuramente culturali, con modalità grette ed arroganti, un vero movimento anti-parrocchia, un attacco in forza ad un fortino che ha sempre mantenuto il ponte levatoio abbassato e la porta spalancata, ed un uomo, don Gerardo, sempre pronto al dialogo e al perdono.
La sua fermezza scambiata come una sfida, era propria di un uomo sereno e di una forza interiore che solo un umile servo di Dio può avere, un capitano che da tranquillità all’equipaggio in un mare in tempesta, proprio come Mosè con il suo popolo, anche quando in tanti, in quel periodo, hanno abbandonato la sua nave per credere nel vitello rosso del moralismo ideologico.
Sono stato vicino a don Gerardo in quel momento, me ne vanto oggi, ne vado fiero, per la coerenza dei miei valori, per la fortuna di essere guidato dai suoi consigli, per avere conosciuto in profondità la bontà del suo vivere, una scuola di vita.
Grazie don Gerardo, hai lasciato un segno in tutti noi, un segno indelebile nei nostri ricordi, inciso con la spada della fede, ma pur sempre il segno di Zorro.

12/02/2007

Amalfi ed il medioevo.



Martedì 27 Novembre 2007, alle ore 11.00, presso la Basilica del SS. Crocifisso di Amalfi, sede del Museo Diocesano, sarà presentata l'esposizione della Cassetta Eburnea dell'Abbazia benedettina di Farfa. L'opera costituisce una delle principali opere d'arte del Medioevo mediterraneo, riconducibile sicuramente ad Amalfi nel terzo quarto dell'XI secolo. Suo committente, infatti, fu l'amalfitano Mauro Comite, il quale dedicò alla Vergine il prezioso cofanetto come si legge in una lunga scritta dove vengono richiamati i nomi dei suoi sei figli. Uno di questi, Pantaleone, fu il committente della porta di bronzo bizantina che decora l'ingresso della cattedrale di S. Andrea. Proprio con la cassetta di Farfa si documenta la nascita di una bottega nella lavorazione dell'avorio in Costa d'Amalfi. Farla tornare nella cittadina costiera, anche se per breve tempo è stato un impegno del Centro di Cultura e Storia Amalfitana e della Soprintendenza BAPPSAE di Salerno e Avellino, in collaborazione con il Comune di Amalfi e la Curia Diocesana. Sicuramente si tratta di un grande evento per gli studiosi e per la cittadinanza che hanno la possibilità di vedere, per la prima volta in patria, un pezzo della straordinaria cultura di Amalfi medievale a stretto confronto con la porta bizantina. L'opera resterà esposta fino al 9 Dicembre 2007.

12/01/2007

Tante lampade, poca luce(sui veri problemi).





Molti ricorderanno quando le strade e i vicoli dei nostri paesini erano bui e solo poche lampadine, disposte a caso, tentavano di garantire la nostra incolumità nel percorrere di sera strade e scalinate.
Era l’epoca in cui la politica locale voleva la mitica lampadina al centro di fervide battaglie, diventando a tratti il mito, l’icona di conquiste sociali.
La lampadina come metro di giudizio per amministratori dell’epoca, l’ironia “ non sei stato capace di mettere neanche una lampadina” per gli amministratori ritenuti inetti e incapaci.
Altri tempi, vecchi problemi, oggi sostituiti da altri, quali la viabilità, i rifiuti, la sicurezza, tanto per citare quelli più importanti.
A proposito della viabilità, i comuni della costiera amalfitana stanno preparando un progetto che prevede due enormi tunnel che, aggirando tutti i comuni costieri, li liberano dalla morsa del traffico. Una sorta di tangenziale sotterranea per raggiungere tutti i paesi costieri.
L’indimenticabile amico Lucio Barone quando ipotizzò una galleria per liberare Raito dalla morsa del traffico, fu deriso. Per l'epoca, l’idea del geniale Lucio fu ritenuta di proporzioni galattiche, improponibile! Erano gli anni 1980 e la galleria di Ravello cominciava ad essere una realtà, noi ancora a bisticciare per una lampadina.
Ancora oggi si evita di affrontare i problemi in modo concreto, e si ha il coraggio di rispondere alla gente con la solita demagogia e populismo che ormai caratterizza il nuovo corso politico. Ottanta centimetri di marciapiede non è una seria risposta al problema della viabilità a Raito, anzi un intervento, che se come quello precedente, servirà a deturpare ulteriormente l’ambiente paesaggistico e favorire l’intralciante sosta delle auto lungo il Corso Gianturco.
E poi, ancora la solita lampadina!
La precedente amministrazione non sapendo cosa inventarsi, cambiò tutte le lanterne, l’attuale, per non essere da meno, ha preso di mira i pali d’illuminazione sulla provinciale da Raito per Vietri. Peccato per tanto spreco se si pensi che è di questi giorni la notizia che La lampadina più vecchia del mondo (accesa per la prima volta nel 1885) appena ritrovata a Fiume, funziona ancora!