8/31/2009

I Democratici vincenti.

Il Partito Democratico del Giappone (DpJ) di Yukio Hatoyama, che ha stravinto oggi le elezioni politiche mettendo fine a mezzo secolo di egemonia del Partito liberaldemocratico (Ldp) del primo ministro dimissionario Taro Aso, è riuscito a conquistare il potere poco dopo aver cominciato il suo dodicesimo anno di vita.
Il Minshuto (questo il nome in giapponese) è nato il 27 aprile del 1998 dalla fusione di quattro forze politiche (i partiti Democratico, del Buon governo, della Nuova fratellanza e della Riforma democratica), unite dal collante anti-Ldp (Jiminto in giapponese). La particolarità è che una buona parte dei suoi esponenti di spicco proviene dalle file del partito rivale, come l’attuale presidente Yukio Hatoyama, il cui fratello Kunio è stato ministro degli Interni nell’attuale esecutivo, mentre suo nonno Ichiro è stato il primo premier liberaldemocratico dopo la fondazione del partito, nato dall’aggregazione del suo partito Democratico con quello di Shigeru Yoshida, nonchè nonno di Aso, il partito Liberale.
Tra le figure di spicco dei Democratici c’è Ichiro Ozawa, considerata `l’eminenza grigia´ del partito: già segretario dell’Ldp, è stato presidente dei Democratici fino a pochi mesi fa quando si è dimesso per lo scandalo sui finanziamenti illeciti che ha lambito anche Hatoyama. Ebbene, Ozawa, 67 anni, lasciò i Liberaldemocratici per fondare il Japan Renewal Party che si è fuso nel 2003, come componente moderatamente conservatrice, nel partito Democratico.
Al DpJ e all’Ldp si potrebbe applicare la definizione data dall’ex segretario di Stato americano, Henry Kissinger, per la Democrazia Cristiana italiana: non un partito compatto, ma un coacervo di fazioni e personalità di idee e programmi diversi. Basta dare un’occhiata alle correnti del Minshuto: il gruppo di Hatoyama è considerato centrista e legato all’Isshin-kai, fazione che appoggia Ozawa che, a sua volta, guida il cosiddetto `partito Liberale´.
A Naoto Kan, ex presidente del DpJ, fanno capo diverse correnti di sinistra, mentre altre riconducibili all’ex partito socialista fanno capo a Takahiro Yokomichi e altre dell’ex partito Democratico-socialista hanno in Takashi Yonezawa il punto di riferimento.
Il fronte più conservatore, invece, è costituito dagli ex uomini del Sakigake (partito nato da una delle tante scissioni dell’Ldp) e da alcuni fuoriusciti dell’Ldp che hanno aderito al DpJ: ebbene, su diversi provvedimenti, le loro posizioni sono state simili se non identiche a quelle dell’Ldp. Sul piano internazionale il DpJ, fin dalla nascita, ha intrattenuto rapporti stretti di cooperazione con i partiti progessisti di molti paesi, come il Partito democratico degli Stati Uniti e, in Italia, con le coalizione di centro-sinistra guidate da Romano Prodi, Ds e Margherita, e attualmente il Pd.

8/30/2009

La nuova moda della Taranta.

Riporto con piacere la mail inviata dall'amico Peppe Shiavone che ringrazio perchè consente una riflessione e discussione sulla iniziativa "Marcina etnica" -in corso di svolgimento presso la frazione Marina.
Alla voglia di fare bisogna abbinare anche quella del "saper fare". Gli aspettiche bisogna considerare quando si organizza una qualsiaisi manifestazione sono decisamnete molteplici.Per questa ragione facilmente vi possono essere situazioni non previste, comunque "controllabili" e "gestibili".
Se si è verificata tanta confusione sia organizzativa che nei contenuti della manifestazione, cosi come riferisce Peppe Shiavone (io non c'ero), allora si può essere giustamente oggetti di critica per limiti organizzativi e tecnici. 

Agli amici che hanno avuto modo di seguire la prima serata di Marcina Etnica,
Festival di Musica Etnica e della Tammorra, v'invito a leggere il polemico articoloqui allegato sulla nuova moda della taranta (che condivido in pieno) e a fare i dovuti raffronti con quanto abbiamo assistito a Marina di Vietri ieri notte. Non mi è piaciuta la commistione di musica e bancarelle (che hanno tolto spazio alla platea), mi ha molto infastidito la disposizione e l'alto volume dell'impianto di amplificazione (sono stato costretto ad allontanarmi di un centinaio di metri per un ascolto ottimale delle varie esibizioni), è incredibile come sia stato possibile consentire quel traffico impazzito a ridosso del palco e dell'area degli spettatori (ho visto diverse mamme fare lo slalom tra le auto e i motorini che circolavano all'impazzata - addirittura sui marciapiedi ed ho visto una vigilessa rincorrere un motociclista che ha piazzato la propria moto sul marciapiede) - una norma di buon senso sarebbe stata quella di creare un'ampia zona pedonale intorno all'area del concerto (la zona - fra l'altro, non è per nulla adatta ai concerti - non c'è cassa acustica e il suono rimbomba!!!!). per quanto riguarda le scelte artistiche, credo che si potesse fare di meglio, evitando basi musicali negli intervalli (Eugenio Bennato ci sta pure bene, ma qualcuno ha pensato che suonasse proprio lui!!!!!), e sarebbe stato molto utile presentare i vari brani, dando delle spiegazioni di carattere etno-musicologico (è o non è un festival di musica etnica?); infatti, le tammorriate, i "cantatori" e i "ballatori" - come li chiama Marcello Colasurdo - acquistano il loro senso più vero all'interno di manifestazioni di tipo religioso (pellegrinaggi, processioni, riti contadini arcaici, ecc.). Insomma, era necessario una lettura di tipo antropologico, magari con l'intervento di qualche esperto (penso al prof. Paolo Apolito o ad Annabella Rossi), altrimenti il pubblico finisce per non capire un tipo di musica che, decontestualizzata (considerata al di fuori del suo ambiente sociale e culturale), finisce per essere "omologata" ai ritmi della dance o dei rave-party (e infatti molti giovani hanno preferito buttarsi nella mischia di una discoteca in spiaggia - di fronte ai "Due Fratelli" - piuttosto che sorbirsi la "lagna", la "monotonia" (apparente, sia chiaro) delle "paranze" invitate a esibirsi! E' la prova provata che i giovani non sanno più distinguera tra la copia e l'originale - per loro è sempre la stessa musica - e nessuno si preoccupa di far loro notare la differenza. Gli stessi artisti che si sono esibiti a "Marcina Etnica" facevano spesso l'occhiolino, il verso, ai ritmi dance o reggae oggi di moda... come volevasi dimostrare! Hanno ragione i fratelli Cimmino (presenti al concerto e delusi come me!): ormai è tutta "World music" e vai col liscio.....! (Tanto per dirne una, "Ci vorrebbe una zitella" la sa cantare meglio Gigione che non la paranza salentina che ho ascoltato ieri sera a "Marcina Etnica"; anche la scelta dei brani è dettata dalla moda! scelte di dubbio gusto).

Questa sera eviterò un'altra delusione, preferisco seguire la "sacra rappresentazione" di San Giovanni Decollato nella Villa Comunale dove la cassa acustica è decisamente migliore. Ancora mi chiedo: non sarebbe stato meglio montare il palco di "Marcina Etnica" sotto la Torre Vito Bianchi? Avrebbe forse disturbato i tanti clienti dei bar-risoranti che ormai occupano in maniera abnorme - insieme al traffico - gli spazi pubblici della nostra cittadina? Grande è la confusione sotto i cieli!!

Spero che qualcuno di voi abbia la bontà di rispondere aimiei interrogativi. Non voglio attizzare polemiche di bassa lega, ma secondo me c'è modo e modo di organizzare un evento musicale- culturale quale dovrebbe essere un festival e non una caciara incredibile che è stata!!! Le mie sono critiche costruttive e per nulla preconcette verso quest'amministrazione (sono commenti a titolo personale - Non Mi Manda Picone! perché so pensare con la mia testa, non ho bisogno di suggeritori), che pure ha saputo scegliere bene nel caso del programma di spettacoli musical-teatrali nella Villa Comunale. Cerco semplicemente di essere obiettivo. Il buon nome di Vietri sta a cuore a tutti, non solo ai sostenitori di quest'amministrazione. Buon lavoro!

Cordiali saluti

Giuseppe Schiavone

8/27/2009

Etnomania....

Per il nuovo PD il coraggio di una scelta.

Il nodo fondamentale da sciogliere per capire il profili politico del Partito Democratico è il ruolo delle altre esperienze culturali-cattoliche popolari principalmente all’interno di questo contenitore. Se,cioè, questa presenza deve rappresentare una sparuta rappresentanza politicamente irrilevante, una specie di indipendenti di sinistra degli anni duemila la cui presenza possa servire a giustificare una facciata pluralistica culturale irrilevante nel disegno della linea politica. Il profili culturale del PD rappresenta la vera sfida dei contendenti nelle prossime primarie e il discorso congressuale deve portare a sciogliere questo nodo come tema rilevante per la prospettiva politica del PD. Se il PD dovesse, come sembra, trasformarsi nell’ultima versione della sinistra italiana, riveduta e corretta,quale futuro esso riserva per le tradizioni cattolico democratico popolare .La scelta del futuro segretario del PD non può limitarsi a convenienze personali o di corrente o a rancori interni al partito degli ex-DS. Se la prospettiva politica sarà la riproposizione di un passato in chiave moderna della sinistra storica italiana, la possibilità di una scissione dai centristi moderati sarà inevitabile.
Bisogna ricordare che il PD nasce sul postulato essenziale della pluralità di cultura necessarie per approdare ad un medesimo ed innovativo progetto politico al passo con i tempi. Se questo postulato si attenuerà con le prossime primarie, il destino del PD potrebbe essere già segnato.
Il rischio di trasformarsi in un grande partito socialdemocratico popolare e di massa è grande, laico e di sinistra, saldamente all’opposizione e destinato a condizionare la vita politica del paese. U ruolo recitato per circa trent’anni dal PCI è la matrice da evitare.
La sfida di un partito di massa dove ogni espressione politica e culturale possa essere protagonista rappresenta la vera scommessa che va oltre la nomina di un segretario politico o, ancora peggio, al riconoscimento di un azionista culturale di maggioranza destinato a guidare i processi politici del partito e condannare ad una sostanziale emarginazione gli altri.
Costruire una prospettiva politica credibile è fondamentale per una credibile alternativa al blocco sociale e politico del centro destra nel nostro paese.
L’esperienza del PD coinvolge e potrebbe alimentare ulteriori coinvolgimenti di persone che arrivano da storie politiche diverse. Sarebbe intellettualmente disonesto se, alla vigilia di un importante congresso di partito, non venisse sciolto questo nodo.

8/24/2009

La dis-unità d'Italia.Prove tecniche di festeggiamento.



Il Nord e il Sud sono i punti cardinali della politica italiana. Gaber in una sua canzone si chiedeva: "Cos'è la destra? Cos'è la sinistra?". Ora che sappiamo che la destra e la sinistra sono soltanto indicazioni stradali, abbiamo trasformato la politica in geografia. Il luogo di nascita è la nuova tessera di partito.


Il Nord è progressista, razzista, o tutti e due? Il Sud è mafioso, legalitario o nessuno dei due? E dove inizia il Nord? A Reggio Emilia o a Pavia? I tratti della razza nordica, la fisiognomica dei Maroni, Bossi, Borghezio, Calderoli sono da pura razza ariana o nascono da ibridi di origine sconosciuta? Alti, belli, padani e di gentile aspetto...
La mafia è è stata combattuta da siciliani come Falcone e Borsellino o da brianzoli come Berlusconi? Le Grandi Opere e anche le Opere Infinite, come la Salerno-Reggio Calabria, hanno la firma della criminalità organizzata o delle imprese del Nord o di entrambe? Chi guadagna di più? Gli sversatori di tonnellate di rifiuti tossici in Campania erano i camorristi o le aziende del Nord che li smaltivano?
I Territori Organizzati, le Regioni, sono le nuove lobby, i nuovi strumenti di pressione. Chiedono autonomia e soldi. I cittadini, a livello locale, non vedono però né più soldi, né più autonomia. Solo più inefficienza e maggiori costi a carico dello Stato. "Cos'è il Nord? Cos'é il Sud?".
Il Nord e il Sud cancellano tutto. Ipersemplificano. Sono una truffa cardinale. L'Est e l'Ovest da soli non possono esistere, al massimo sono Nordest e Nordovest. Le isole sono Sud, l'Abruzzo è Sud e la Calabria profondo Sud. Ci sono solo Sudnord e Nordsud. Il Centro esiste come punto di collegamento, senza il Nordsud non esisterebbe. A nessuno verrebbe in mente un partito del Centro, se non forse a Casini, Azzurro Caltagirone.
Se l'Italia era un'espressione geografica, ora è diventata un'espressione politica geografica, la politica del Sud e la politica del Nord. La secessione, per poter avvenire, avrebbe bisogno di una Nazione da dividere.Ma l'Italia è già divisa, cosa rimane ancora? La legge è uguale per tutti, ma diversa in ogni Regione. I dialetti che la Lega vuole reintrodurre sono nelle province italiane la lingua di fatto. Le gabbie salariali? Nel Sud c'è più lavoro nero, il costo della vita è più basso, ma non esistono i servizi che al Nord non sono nulla di speciale, ma nel Sud sono assenti. Per qualunque cosa, quando è possibile, si deve pagare. Le gabbie salariali nel Sud esistono già, si chiamano Camorra, Mafia, 'Ndrangheta. La politica ha bisogno di nuovi miti per perpetuarsi. PDL e PD, forse futuri sposi nella Regione Veneto, dopo anni di convivenza, hanno generato dei mostri che li divoreranno e li ingloberanno: la Lega e il Partito del Sud. Per gli italiani non cambierà nulla, ognuno continuerà a farsi i fatti suoi, perché gli italiani, in fondo, sono sempre gli altri.
(Tratto dal Bog di Grillo ad eccezione dell'ultimo video.)

8/22/2009

Consiglio Comunale rapido quello di ieri .All'ordine del giorno un solo punto: variazione del bilancio pluriennale.
La richiesta di variazione, avvenuta con delibere di giunta è stata illustrata dal Sindaco Benincasa nei suoi punti essenziali e riguardavano cifre esigue. In particolare riguardava il capitolo di spesa per la copertura dei vigili stagionali, risultata alla fine inferiore ai 12,000 euro preventivati con risparmio per l'Amministrazione comunale.
Sottolinetato anche il numero di contravvenzioni(circa 150) elevate dagli stessi vigili ausilari che, operando in orari non coperti dalla normale turnazione dei vigili efftiivi, rappresenta una entrata in bilancio che diversamente non sarebbe stata possibile.
La variazione introduce un capitolo specifico  per la riscossione del contributo per la BiMEd (500,000 euro) e stralci per spese relative ad attività di promozione turistica.
La variazione è stata approvata all'unanimita dalla maggioranza con voto di astensione della minoranza(Marciano ed io gli unici presenti). Ho voluto chiarire che la variazione di bilancio è un atto politico che definisce, in chiave di bilancio, le scelte e le priorità programmatiche  delle maggioranza. Nello specifico, sebbene irrisorie e condivise nei punti illustrati, l'astensione è da ritenersi a favore del provvedimento.

8/19/2009

Dal Comune....

Si è svolto oggi un veloce consiglio comunale  "tecnico" per la nomina del revisore dei conti .
E' stata nominata con maggioranza dei voti la dr.ssa Luciana Catalano di Salerno.
La minoranza aveva indicato il vietrese Maurizio Celenda. Sembra che, come riferito dal Sindaco Benincasa, nè Celenda nè altri vietresi avessero il titolo per ricoprire questo incarico.
L'assemblea comunale è rimandata a venerdi  21 agosto per approvare le variazioni di bilancio definite con delibere di Giunta.
Colgo l'occasione per fare i migliori auguri di buon lavoro all'amico Andrea Pellegrino nominato di recente responsabile della comunicazione (addetto stampa) del Comune di Vietri.

8/13/2009

Buon Ferragosto!


Dopo la grande chiassata elettorale di primavera ritorna l'estate e con essa si dimentica ogni problema vecchio e nuovo. Nessun segnale evidente di novità nella gestione amministrativa del nostro comune.
Si rincorrono vecchi e nuovi problemi, c'è sicuramente impegno e motivazione a voler dimostrare qualcosa di positivo da parte dei nuovi eletti, ma senza aver previsto che la possibile vittoria elettorale li avrebbe proiettati a districarsi tra gli amplicati problemi che questo periodo dell'anno procura alla comunità.
Protrebbe definirsi un'estate con fenomeni "recidivamti".
La balneazione, tanto attesa e ragionevole aspirazione, risulta interdetta da un inquinamento di variabile pericolosità  , in alcuni giorni, di evidente e macroscopica visione, Ci si accorge solo ora del mal funzionamento degli impianti di depurazione , nonostante ci costano miliardi. Pensate che per tale impianto abbiamo anticipato alla società di gestione AUSINO anni di tributi senza avere il servizio. Al momento che il TAR ha definito il rimborso di questi tributi versati impropriamente, parte l'opera che prevede l'impianto di depurazione: Il progetto, come puntualmente avvisa la società, non solo utilizzera i nostri soldi senza alcuna restituzione, ma forse chiederà il saldo che consenta di completare l'impianto di depurazione.
Al danno(tributi) la beffa del disagio giornaliero (code in auto tra Vietri e Salerno), almeno si sperava che tati sacrifici portassero a buon fine. Questa estate rimane recidivante per la depurazione e quindi per la balneazione. A proposito, sono in tanti che mi chiedono lo stato di salute ufficiale del nostro litorale. Bene, la Società ARPA incaricata a questo servizio dichiara ufficialmente che il nostro litorale è inbito alla balneazione nei tratti che, a partire dalla foce del fiume Bonea, comprendono 100 metri di litorale a destra e sinistra del fiume.
Non vi sono stati ulteriori controlli disposti dal nostro comune, se non quello eseguito dalla stessa Società incaricata della depurazione, cioè l'AUSINO, che , con un solo campionamento del 18 giugno 2009 (ne sono previsti almeno uno ogni quindici giorno e per tutto il periodo da aprile a settembre)invece trasmette i risultati delle analisi in piena conformità ai livelli idonei alla balneazione. Ad oggi, alla pratica risulta ancora non pervenuta al Comune il referto che attesti la bontà delle analisi, nonostante fosse stato richiesto con urgenza.
Recidivante il difficile accesso alle frazioni di Raito e Albori, sempre più congestionate e messe in ginocchio dalle serate di Villa Guariglia. In queste serate è alta la probabilità che gli abitanti di Raito debbano posteggiare la propria auto oltre il bivio verso Benincasa.
Bisogna comunque lasciare spazio a concerti, premiazioni, dibattiti, suoni e canti che accompagnano le serate dei villegianti e turisti di passaggio.Eventi in genere finanziati con risorse pubbliche!!definite di "promozione turistica" a cui siamo tutti fiscalmente obbligati a contribuire anche se impossibilitati a fruirne.
Infine  rimane recidivante la raccolta dei rifiuti. L'estate si sa, amplifica la problematica. Con la calura di questi giorni mantenere in casa i vari sacchetti per giorni diventa complicato e di difficle "connubio". Rimane un differenziata estemporanea e , nonostante l'entusiasmo per le percentuali dichiarate, non potrà costringere a lungo i cittadine a convivere con l'imondizia in casa, magari congelarla in attesa del fatidico giorno del deposito.
Tante recidive che contrassengnano un'altra estate Vietrese senza particolari acuti, la solita estate che prelude al solito autunno e solito inverno. Per i conservatori e fatalisti "tutto scorre", per il resto si aspettano tempi migliori. Buone vacanze.
Vocidipiazza.

8/11/2009

Degrardati per "troppo furbizia".

Si dice che la furbizia sia sinonimo di ignoranza e di incapacità, ma da troppi anni un vero stile di vita che ha rappresentato l'essere(persona, organizzazione, imprese,ecc) della maggior parte delle regioni del SUD.
L’arte di arrangiarsi, la voglia di voler essere che spesso non si abbina al saper fare (formazione) è molto tipica del meridione d’Italia. La politica ha amplificato questo processo che negli anni ha determinato l’incapacità di gestione degli apparati pubblici, fino al grande collasso di questi tempi(vedi regione Campania, Sanità, ecc).
Sembrava che i ragazzi delle scuole medie del Sud fossero stati più bravi di quelli del Centro-Nord nella prova di esame sperimentata quest’anno con l'introduzione di test d’apprendimento.
Oggi si scopre che le cose non sono andate proprio cosi. I comportamenti opportunistici delle scuole del Sud, cosi definita d’ Invalsi, ha determinato una copiatura generale dei test, quasi tutti uguali, quasi fotocopie. L’indagine conferma il divario formativo a favore dei ragazzi del Nord e l’inquietante conferma che “l’arte di arrangiarsi” rappresenta un modello di cultura consolidato già a partire dai banchi di scuola.
A sentire i tanti è un problema etico e morale. Si tratta, invece, di una vera e propria “ideologia” che minaccia alla radice la costituzione della persona, che cresce senza punti di riferimento etici, senza principi di fondo universali. Ne viene fuori una generazione e quindi una società smarrita e fragile, esposta ai più forti(malaffare, politica corrotta,delinquenza,ecc), illusa di essere libera perché liberata dalle categorie morali valide per tutti.
Il ritorno dell’etica nel contesto della nostra vita sociale la vera chiave per risalire la rupe del degrado civico e morale. Il ritorno alla tanto auspicata "meriticrazia", a cui si ispira il ministro Brunetta in una sorta di impresa titanica, come quella di volere ridare al pubblico impiego moralità e produttività. Qualche segnale positivo sembra arrivare e percepipile dopo anni di "anarchia" politica e sindacale che ha reso "fannulloni" buona parte del pubblico impiego.
Sembra difficile, anzi impossibile, tanto molti ritengono che essendo impossibile conoscere la verità delle cose, ogn’uno decide individualmente ciò che è bene o meno, basta non disturbare troppo gli altri. Una sottile linea di corruzione, lassismo, incapacità e interessi che alimenta questo essere “individualista”tanto evidente anche nel nostro disastro comunale.
Continuare sulla scia di questi “modelli” qualsiasi ambizione di cambiamento e di riscatto sociale per il Sud diventa quasi un’utopia. Bisogna avere la coscienza dei veri valori per spendersi e opporsi a sistemi di potere ingiusto, qualunque esso sia. Il ricambio, come si evince, non dipenda dal cambiare le persone, ma il sistema a cui si ispirano. Per il nostro comune, in questo senso, non è cambiato tanto con le recenti consultazioni amministrative, con l’aggravante di un volano che continuerà ancora ad alimentare “l’arte di arrangiarsi” ad ogni livello sociale, favorendo la selezione naturale tra quanti, bravi, capaci e formati, lasceranno il nostro paese perché troppo “stretto” per le loro potenzialità, mentre quanti si conformeranno con lo stile “opportunistico” avranno magari occasioni di lavoro e , per i più scaltri, anche una possibile carriera politica.
Vocidipiazza

8/10/2009

Marina d'Albori : patrimonio da salvaguardare.

Le bellezze del nostro comune vanno recuperate e sfruttate al fine turistico prer l'economia del paese.
Il Borgo di Albori con la sua spiaggetta, un esempio di bene paesagistico scarsamente valorizzato negli anni scorsi. Da ragazzi si percorreva per intero il fiume che da Albori ti conduceva fino al mare per piccoli e spesso impervi sentieri. Il fiume a tratti formava vere cascate caratteristiche, girini e rane presenti in ogni piccolo stagno naturale del piccolo ruscello.Un sentiero naturale da poter recuperare che, collegato a quello del Turino, possa offrie una opportunità per tutti gli amanti della natura. Anche la piccola Marina d'Albori è area demaniale del Comune di Vietri, ma  che il PUE specifico per la riqualificazione di queste aree, non ha per niente sfiorato. Ancora evidente il distacco e l'icuria che le frazioni alte ricevono nella gestione amministrativa del comune. Forse è arrivato il momento di organizzarsi per davvero e non rimanere inerti a guardare il giro politico-affaristico di Marina senza chiedere  il conto.

Albori e la sua Marina, due perle collegate da un vallone, montagna e mare che s'incontrano su un romantico filo di storia e tradizione. Più di mille anni fa il casale di Albori venne fondato sulla montagna, a quasi 300 metri d'altezza, per sfuggire alle sanguinose incursioni saracene. La sua Marina e il vicino approdo di Punta Fuenti ne costituirono invece lo sbocco sul mare. La Marina non fu mai abitata massivamente, però divenne il fulcro economico del piccolo abitato. Al di là della pesca e del commercio, la presenza del piccolo fiume Albule favorì l'impianto di alcuni mulini per la fabbricazione di ceramiche e, soprattutto, la costruzione della cartiera, strutturata su cinque livelli, rimasta attiva dalla metà dell'800 fino agli inizi del '900, e che ebbe a rivaleggiare persino con le ben più famose cartiere di Amalfi. L'attività commerciale fu favorita dal citato approdo di Punta Fuenti, di cui oggi rimangono pochissime, impercettibili tracce. Con ogni probabilità la cartiera e i mulini vennero distrutti durante l'alluvione del 1910.
Oggi la frazione vietrese di Albori, abitata da appena 350 persone, viene considerata uno dei più bei borghi d'Italia per le sue casette costruite in pietra viva e coi tetti a cupola, addossate le une alle altre e strette attorno alla piazzetta della Chiesa di Santa Margherita di Antiochia, con viuzze, scale e strettoie che uniscono usci e piccoli spazi, tutti da scoprire.
La Marina, a cui il borgo è collegato da un sentiero - fino al 1884 non esisteva alcuna strada carrabile - aveva nel ventennio successivo all'alluvione del '54 un'unica grande spiaggia, detta spiaggia "r'a cartera", un toponimo che attualmente si vorrebbe ripristinare in rispetto delle passate tradizioni. L'erosione marina degli ultimi anni ha provocato un netto arretramento del fronte sabbioso, con la necessità di alcune opere di consolidamento. Attualmente troviamo tre spiagge, raggiungibili comodamente a piedi mediante la discesa di 201 scalini che inizia dalla soprastante curva della statale all'altezza del km 48,2: due rispettivamente sulla destra e sulla sinistra del ruscello Albule, la terza oltre un costone di roccia sulla sinistra, sotto la torre vicereale, ben collegata nel periodo estivo a mezzo una passerella di legno.

8/08/2009

Sturzo: la laicità dei liberi e forti.

Il giorno otto agosto ricorre il cinquantesimo anno dalla morte dei don Luigi Sturzo (8 Agosto1959), fondatore del Partito Popolare prima, e della Democrazia Cristiana in seguito.
«Ora io stimo che sia giunto il momento che i cattolici si mettano al paro degli altri nella vita nazionale, non come unici depositari della religione o come armata permanente delle autorità religiose che scendono in guerra guerreggiata, ma come rappresentanti di una tendenza popolare e nazionale nello sviluppo del vivere civile…».

Sturzo e' considerato uno dei padri del meridionalismo moderno, testimone riconosciuto delle autonomie locali e del federalismo nel nostro Paese, e la sua lezione influenzera' tutta l'azione di governo nel secondo dopoguerra e l'esperienza dei cattolici democratici in Italia.
Di seguito qualche citazione Sturziana degli anni cinquanta che definisce la sua illuminata visione dello stato:

“La mia difesa della libera iniziativa è basata sulla convinzione scientifica che l’economia di Stato non è solo anti-economica, ma comprime la libertà e per giunta riesce meno utile, o più dannosa secondo i casi, al benessere sociale”.


“Non sono un binomio statalismo e libertà, sono una antitesi: dove arriva lo statalismo cessa la libertà, dove arriva la libertà cade lo statalismo”.

“Tutti sono preoccupati di ottenere dallo Stato un posto, una pensione, una riversibilità, un vantaggio, una partecipazione, un riconoscimento: lo Stato è il Dio del momento, Dio pretenzioso e crudele, e allo stesso tempo elargitore di favori che si trasformano in ingiustizie”.

“I progressi dello statalismo sono come quelli del gambero, non c’è da averne meraviglia, ma i progressi dei carichi tributari per il cittadino italiano, che sta per essere statizzato anche lui, non hanno limiti di fronte a tutti gli IRI, gli ENI e simili piovre”.

“Lo statalismo è largamente promosso e favorito dai partiti, perché essendo questi associazioni di fatto senza responsabilità legale collettiva, più facilmente operano attraverso la conquista di posti quanto più numerosi (gli enti si moltiplicano a centinaia e si contano a migliaia)”.

“Mi si domanda perché continuo a perseguire idee e ricordi di un liberismo seppellito. Rispondo: il segreto della mia campagna non è strettamente economico. Io non ho nulla, non possiedo nulla, non desidero nulla. Ho lottato tutta la mia vita per una libertà completa ma responsabile. La perdita della libertà economica, verso la quale si corre a gran passi in Italia, segnerà la perdita effettiva della libertà politica, anche se resteranno le forme elettive di un parlamento apparente che giorno per giorno segnerà la sua abdicazione di fronte alla burocrazia, ai sindacati e a gli enti economici, che formeranno la struttura del nuovo Stato più o meno bolscevizzato. Che Dio disperda la profezia”.

“Non è moderno il male di una vita pubblica moralmente inquinata: sotto tutti i cieli, in tutte le epoche, con qualsiasi forma di governo, la vita pubblica risente i tristi effetti dell’egoismo umano. Quanto più è accentrato il potere e quanto più larghi sono gli afflussi di denaro nell’amministrazione pubblica (stato, enti statali e parastatali, enti locali), tanto più gravi ne sono le tentazioni. La funzione di controllo sulle pubbliche amministrazioni è un necessario limite agli sbudi del potere, ma non è mai tale da impedirli”.

“Il ricorso allo Stato quale unico fornitore di denaro e distributore della ricchezza è la pià facile e fallace soluzione a tutti i problemi. Siamo di fronte ad una inerzia mentale più dannosa dell’inerzia muscolare”.

“Nel campo economico possiamo affermare che nessun altro paese libero abbia creato tanti vincolismi all’iniziativa privata come l’Italia; e per controbilanciare, in nessun paese libero la formazione monopolista, sia privata sia pubblica, e il relativo parassitismo che ne deriva, è così sviluppata come in Italia: L’errore dell’economia a mezzadria pubblico-privata porta a simili conseguenze; il controllo dello Stato o la sua partecipazione attiva nella economia si estende e si generalizza, dando luogo per ripercussione ai comodi compromessi a danno del consumatore o del contribuente”.

“Il disuso del termine statalismo è significativo, indica la perdita della bussola, che dall’individuo si va a cercare nello Stato onnipresente, onnipotente, monopolista e unico fattore della vita di un paese”.

“Non si può continuare nel sistema di additare la categoria dei produttori liberi come classe sfruttatrice e allo stesso tempo cercare di risolvere in armonia i conflitti e le divergenze fra Stato e produttore o produttore e lavoratore. Certi cattolici dovrebbero finirla con il vagheggiare una specie di marxismo spurio, buttando via come ciarpame l’insegnamento cattolico-sociale della coesistenza e cooperazione fra le classi, e invocando un socialismo nel quale i cattolici perderebbero la loro personalità e la loro efficienza”.

“Ma chi è lo Stato? In Italia sarebbero lo Stato tutti i ministri, tutti i Presidente delle più numerose e onerose imprese statali, nonché le centinaia di amministratori, commissari, sindaci, dirigenti burocratici e le migliaia di parassiti (parassiti politici e non politici) che del nome Stato si avvantaggiano”.

8/05/2009

Democrazia e Dintorni....

Un commento "polemico" di un amico di Piazza apre , senza che lo immaginasse, ad una discussione attuale circa la nuova laicità delo Stato, delineando il compito dei laici credenti nella vita sociale e civile.
Mi sembra interessante per l'approfondimento dell'argomento uno scritto da Don Natale Scarpitta, presbitero dell'Acrcidiocesi di Salerno-Campagna, di cui ho avuto la fortuna di poter conoscere di persona e apprezzare la sua intelligenza e culura.
 Il Papa benedetto XVI afferma che pur riconoscendo che la Chiesa non è un agente politico, egli crede che la fede religiosa rappresenti un rilevante fattore di “civilizzazione” e, perciò, possa avere una funzione ispiratrice di un concreto operare politico, improntato ai valori che dalla stessa fede discendono.
Il Santo Padre sprona così il laicato cattolico ad assumere una posizione esistenzialmente e politicamente attiva che si esplichi nell’assunzione di responsabilità civili. Si avverte oggi il bisogno di fornire alla comunità un ordine sociale libero e virtuoso. E spetta in primo luogo ai laici cattolici operare in tale direzione. Essi devono compiere una “scelta di campo”: impegnarsi in prima persona in politica, investire le loro intelligenze e la loro professionalità per la promozione del bene della collettività che è norma fondamentale sia dello Stato che della Chiesa.
Il laico credente impegnato in politica, consapevole della grave responsabilità sociale di cui è investito, deve sentirsi particolarmente interpellato dalla sua coscienza ad un impegno forte soprattutto nel campo dell’etica pubblica. All’umile coraggio della sua missione deve associare anche la ferma fedeltà ai principi morali della sua coscienza: egli è pertanto chiamato a presentare e sostenere leggi ispirate ai valori fondati nella natura umana, soprattutto quando sono compromesse esigenze etiche fondamentali ed irrinunciabili come l’aborto, l’eutanasia, la manipolazione genetica. Ma pure la tutela della famiglia che non può essere in alcun modo, tantomeno giuridicamente, equiparata ad altre forme di convivenza; la tutela del diritto alla libertà religiosa e lo sviluppo di un’economia che sia al servizio della persona e del bene comune, nel rispetto della giustizia sociale.Ogni laico credente è, in definitiva, chiamato ad un lavoro intellettuale che offra un contributo alto e nobile ai problemi ed alle sfide della società contemporanea attraverso approfondite elaborazioni culturali ed incisive argomentazioni razionali. Solo così la sua voce potrà entrare a pieno titolo nel confronto sulle differenti posizioni filosofiche ed antropologiche e verrà valutata non da pregiudizi anticlericali, ma in base alla “forza del pensiero” ed alla ragionevolezza concreta di quanto propone.
Per concludere, bisogna riconoscere al Papa Benedetto XVI un coraggio intellettuale e civile (oltre che apostolico) non comune, nel tentativo di voler purificare il concetto di laicità che l’opinione dominante tende a diffondere. Egli mira così a ridisegnare il rapporto tra Stato e Chiesa ed a riequilibrare la loro collaborazione spostando l’attenzione intellettuale sulla centralità dell’uomo.
La sana laicità dello Stato di cui ci parla il Santo Padre non coincide con un diplomatico equilibrismo di compromessi fra “trono ed altare” o di rispetto formale di regole da parte delle due Istituzioni. Essa consiste piuttosto nello sforzo comune di leggere la multiforme realtà, accoglierla ed interpretarla secondo un codice di valori condivisi. Proprio per questo una rilettura attuale del termine “laicità” deve prendere le mosse da una comprensione comune di valori che sia lo Stato che la Chiesa pongono a fondamento del loro dialogo.
Tra di essi il primo principio da prendere in considerazione sarà sicuramente quello riguardante la persona umana. L’uomo non può essere ridotto ad un semplice prodotto della natura materiale! Una visione antropologica comune deve rispettare la dignità dell’uomo e riconoscerne i diritti fondamentali innati, previi a qualsiasi giurisdizione statale e, di conseguenza, non negoziabili dal dibattito politico.
Tra le priorità legate alla persona emergono anche altre preoccupazioni come la tutela della vita umana, in tutte le sue fasi, dal concepimento fino alla morte naturale; la tutela dell’istituto familiare fondato sul matrimonio monogamico tra uomo e donna, protetto nella sua unità e stabilità; la garanzia che possa essere assicurata a tutti la libertà di educazione dei propri figli.
Inoltre, in un’epoca come la nostra, nella quale torna a farsi sentire la difficoltà di una convivenza tra diverse culture e diverse confessioni religiose, la laicità deve essere considerata come uno spazio comune in cui alle varie “alterità polifoniche” è consentito un pacifico e fecondo pluralismo che lo Stato laico dovrebbe impegnarsi a garantire, politicamente e giuridicamente.
Una sana e positiva laicità è poi quella che, pur affermando il principio di distinzione tra Stato e Chiesa, non revoca alla religione il suo ruolo pubblico, anzi la considera apertamente una risorsa per la vitalità della comunità politica in generale, fatta salva ovviamente la compatibilità dei diversi valori religiosi con i valori fondamentali della stessa comunità.
In linea con quanto sostiene Papa Benedetto XVI, una laicità autentica dovrebbe rappresentare un canale che connette quei valori cristiani, legati alla storia ed alla tradizione culturale del nostro Continente, con le nuove sfide che la società contemporanea sottopone al dibattito civile. Soprattutto in Italia, è innegabile l’apporto che il cristianesimo, nel corso della storia, ha offerto, in tante modalità distinte, alla formazione della cultura umana e politica. La Carta Costituzionale è anche frutto proprio della tradizione cristiana e della dottrina sociale della Chiesa. Non ci si deve quindi meravigliare che la laicità, correttamente intesa, possa ancora oggi coniugarsi con la cultura cristiana. Del resto, il Cristianesimo conserva ancora fresca quella forza razionale e spirituale che genera pensiero ed elementi di cui la democrazia statale ha bisogno.



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8/01/2009

Di cicale, grilli e formiche

Oggi i ragazzi di Raito propongono la storica Festa della Cicala.
Un semplice impasto di farina, acqua, lievito e tanti fiori di zucca a formare delle squisite frittelle crocanti, da cui deriva il nome "Cicala"
La festa nasce nel 1980 con la prima edizione dei "Giorni della Cicala" un programma di iniziative culturali e ricreative che animavano le calde estate raitesi.
Poteva essere, quel tempo, il periodo di svolta per questo splendido borgo marinaro, ma a queste iniziative di noi giovani (del tempo) non fece seguito l'azione politica e sociale deigli amministratori comunali , poco lungimiranti nel capire il valore turistico ed economico che i borghi di Raito e Albori potessero avere per l'economia Vietrese.
Da allora nessuna iniziativa che potesse avviare un simile processo di riqualificazione dei borghi, tanta cecicità davanti ad uno slendido spettacolo della natura, un vero peccato, una grande occasione persa per tutti NOI.
Anno dopo anno sempre più "anonima" la vita in questi borghi, fino ai tempi nostri, dove è diventato disagevole anche solamente viverci.
All'epoca la frazione Marina ospitava ben altro turismo e forse giustificava tanto impegno ed interesse per le opere e le attenzione che ad essa si rivolgevano. L'impegno per questa frazione che oggi genera uno scadente turismo di massa è rimasto lo stesso.Il disinteresse per la riqualificazione dei nostri borghi , anche.
Il PUE (Piano Urbanistico Esecutivo) previsto per la riqualificazione dell'area demaniale di Marina, finaziato per un importo di circa 5 milioni di Euro e in via per essere attuativo, l'ennesima prova che, alle congestionate e invivibili frazioni alte ,si preferisce rifare i giardini di Marina con tanto di palme e piante tropicali, per consentire meglio ai nostri turisti di "elite" di soccheggiarlo con più giusto.

Si avvii in vero piano di riqualificazione per i Borghi di Raito e Albori, si recuperi ad un turismo selezionato un bene paesaggistico di rara bellezza. Serve un PUE anche per questi borghi, basta con palliativi e interventi improvvistati e senza alcuna progettazione. In primis un piano di viabilità e di parcheggi che consenta l'accesso, quindi la riqualificazione di strade e quartieri con l'intervento dei privati, infine un programma di iniziative imprenditoriali che promuova e valorizzi i prodotti della nostra tradizione. Un'oasi turistica che potrebbe cambiare le sorti economiche vietresi, con la Villa Guariglia come fiopre all'occhiello per le cerimonie di livelli internazionale.
Molti di voi già pensate a Ravello, il festival, ecc...Ritengo si possa fare anche meglio, basta iniziare a progettare...
Per questo siamo in attesa da anni, forse secoli, non vi sembra troppo per poter aspettare ancora?

Per adesso a gustiamoci le nostre frittelle di zucca e lo spettacolo di musica e canzoni. Cosi come facciamo da anni. Al popolo dai ozio, musica e cibo che dimentica ogni problema e aumenta il consenso dei politici.
Il problema è quando lo spettacolo finisce, il gioco è fatto, rien ne va plus!

Vocidipiazza

Avvertenza: la fantastica storia che segue non è "farina" del mio sacco!

La formica lavora tutta la calda estate; si costruisce la casa e accantona le provviste per l’inverno.
La cicala pensa che, con quel bel tempo, la formica sia stupida; ride, danza, canta e gioca tutta l’estate.
Poi giunge l’inverno e la formica riposa al caldo ristorandosi con le provviste accumulate.
La cicala tremante dal freddo organizza una conferenza stampa e pone la questione del perché la formica ha il diritto d’essere al caldo e ben nutrita mentre altri meno fortunati come lei muoiono di freddo e di fame.
Santoro la ospita nel suo programma e dà la colpa a Berlusconi.
Il portavoce di Rifondazione Comunista parla di una grave ingiustizia sociale.
Rai 3 organizza delle trasmissioni in diretta che mostrano la cicala tremante dal freddo nonché degli spezzoni della formica al caldo nella sua confortevole casa con la tavola piena di ogni ben di dio.
I telespettatori sono colpiti dal fatto che, in un paese così ricco, si lasci soffrire la povera cicala mentre altri come la formica vivono nell’abbondanza.
I sindacati manifestano davanti alla casa della formica in solidarietà con la cicala mentre i giornalisti di sinistra organizzano delle interviste e si domandano perché la formica è divenuta così ricca sulle spalle della cicala ed interpellano il governo perché aumenti le tasse della formica affinché anch’essa paghi la sua giusta parte.
Alla pacifica manifestazione partecipano anche i centri sociali che bruciano alcuni alberi del bosco e le bandiere di Israele e degli Stati Uniti.
In linea con i sondaggi il governo redige una legge per l’eguaglianza economica ed una (retroattiva all’estate precedente) anti discriminatoria.
Bersani e Franceschini affermano che giustizia è fatta, Lombardo e Miccichè chiedono una legge speciale per le cicale del sud.
Di Pietro chiede l’apertura di una inchiesta su Berlusconi.
Le tasse sono aumentate e la formica riceve una multa per non aver occupato la cicala come apprendista, la casa della formica è sequestrata dal fisco perché non ha i soldi per pagare le tasse e le multe: la formica lascia il paese e si trasferisce in Liechtestein.
La televisione prepara un reportage sulla cicala che, ora ben in carne, sta terminando le provviste lasciate dalla formica nonostante la primavera sia ancora lontana.
L’ex casa della formica, divenuta alloggio sociale per la cicala, comincia a deteriorarsi tra il disinteresse della cicala, del governo e dei sindacati.
Vengono avviate delle rimostranze nei confronti del governo per la mancanza di assistenza sociale, viene creata una commissione apposita con un costo di dieci milioni di euro. La commissione tarda ad insediarsi per la lite furibonda sviluppatasi all’interno della sinistra per la divisione delle poltrone.
Intanto la cicala muore di overdose mentre la stampa evidenzia ancora di più quanto sia urgente occuparsi delle ineguaglianze sociali; la casa è ora occupata da ragni immigrati.
Il governo si felicita delle diversità multiculturali e multirazziali del paese così aperto e socialmente evoluto.
I ragni organizzano un traffico d’eroina, una gang di ladri, un traffico di mantidi prostitute e terrorizzano la comunità.
Il partito della sinistra propone quindi l’integrazione perché la repressione genera violenza e violenza chiama violenza.
Fin qui la favola di Jean de La Fontaine riveduta, corretta e adattata alla strettissima attualità politica che stiamo vivendo; ora aspettiamo una rivisitazione del nostro amato Pinocchio per dare un ruolo anche al grillo parlante spiaccicato dal martello scagliato dal burattino, ma poi redivivo e riabilitato alla fine della storia.
Oggi pare che l’attualità si stia occupando, con successo, della demolizione di un ben differente Grillo, troppo sboccato e stupido per poter aspirare a una futura riabilitazione.