
Tra le figure di spicco dei Democratici c’è Ichiro Ozawa, considerata `l’eminenza grigia´ del partito: già segretario dell’Ldp, è stato presidente dei Democratici fino a pochi mesi fa quando si è dimesso per lo scandalo sui finanziamenti illeciti che ha lambito anche Hatoyama. Ebbene, Ozawa, 67 anni, lasciò i Liberaldemocratici per fondare il Japan Renewal Party che si è fuso nel 2003, come componente moderatamente conservatrice, nel partito Democratico.
Al DpJ e all’Ldp si potrebbe applicare la definizione data dall’ex segretario di Stato americano, Henry Kissinger, per la Democrazia Cristiana italiana: non un partito compatto, ma un coacervo di fazioni e personalità di idee e programmi diversi. Basta dare un’occhiata alle correnti del Minshuto: il gruppo di Hatoyama è considerato centrista e legato all’Isshin-kai, fazione che appoggia Ozawa che, a sua volta, guida il cosiddetto `partito Liberale´.
A Naoto Kan, ex presidente del DpJ, fanno capo diverse correnti di sinistra, mentre altre riconducibili all’ex partito socialista fanno capo a Takahiro Yokomichi e altre dell’ex partito Democratico-socialista hanno in Takashi Yonezawa il punto di riferimento.
Il fronte più conservatore, invece, è costituito dagli ex uomini del Sakigake (partito nato da una delle tante scissioni dell’Ldp) e da alcuni fuoriusciti dell’Ldp che hanno aderito al DpJ: ebbene, su diversi provvedimenti, le loro posizioni sono state simili se non identiche a quelle dell’Ldp. Sul piano internazionale il DpJ, fin dalla nascita, ha intrattenuto rapporti stretti di cooperazione con i partiti progessisti di molti paesi, come il Partito democratico degli Stati Uniti e, in Italia, con le coalizione di centro-sinistra guidate da Romano Prodi, Ds e Margherita, e attualmente il Pd.
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