Abbastanza sconfortante appare il futuro dei due grandi partiti che hanno modificato il sistema politico nazionale: Il Popolo della Libertà e il Partito Democratico.
Entrambi alle prese con le medesime difficoltà di accorpare sotto un’unica bandiera troppe diversità politiche che per storia,cultura, tradizioni diventano una miscela poco amalgamabile.
Se a questo ci aggiungiamo la spartizione del potere interno, le carica, la volontà di mantenere privilegi e correnti politiche intatte, allora ogni tentativo si complica sempre di più.Ritengo ,in verità, questi ultimi problemi, più che le filosofiche identità politiche, la ragione del contendere in questi grandi “incubatori” politici, che hanno conformato ogni gruppo o partito sotto l’unico simbolo e mantenuto il criterio di spartizione politica limitato ai più grandi partiti che li compongono.
E’ noto come il neo Presidente delle provincia di Salerno ,On Cirielli, debba il suo successo elettorale da un cartello di sigle e partiti che lo hanno sostenuto nella sua campagna elettorale, in particolare i partiti del centro(UDC, Unione di centro, Democrazia Cristiana, e qualche civica ).
Abbiamo anche visto che il criterio di assegnazione degli incarichi politici non ha premiato molti di questi partiti e /o candidati in luogo di nomine (anche esterne) strettamente collegate al suo circondario politico. Un sistema verticistico e autoritario che ha decisamente lanciato chiari messaggi circa la gestione politica del nuovo partito di maggioranza.
A livello Vietrese le cose rimangono ancora più confuse. La destra storica non ha mai avuto un ruolo primario nella gestione amministrativa. Ai tanti vecchi militanti e nostalgici del fascismo che hanno mantenuto negli anni una sparuta rappresentanza elettorale, non ha fatto seguito un movimento che desse vitalità e visione alla destra storica, congelata in sterili personalismi e assurde conflittualità.
Non è servita l’apertura del PDL a scalfire ruggini e personalismi, esplosi in modo evidente nelle ultime elezioni amministrative, dove è stata persa una storica occasione per poter avviare un processo politico riformatore/innovatore del centro destra con chiara identificazione politica che il neonato PDL offriva.
La storia è nota a tutti, il famigerato simbolo della PDL è stato ambito da tanti, titolati e non anzi, per certi casi, evidenti acrobazie politiche a solo scopo personalistico e di consenso locale, senza storia e senza futuro. Il risultato finale è ancora più noto e sconfortante.
Cammina in simbiosi il percorso del Partito Democratico, pronto per le primarie. Anche in questo nuovo contenitore-partito non mi sembra ricercare nulla di nuovo. La questione morale al centro delle agende politiche di questi giorni mi sembra imbarazzante se riferita a personaggi come D’Alema, Bersani, Marini,Fassino e altri. E’ noto come Fassino(per rimanere nel recente periodo) durante il governo Prodi dichiarava che il conflitto d’interessi non rappresentava una priorità! Ha sostenuto l’indulto per evitare guai seri con la giustizia ai suoi amici dediti ad vergognose operazioni bancarie dell’Unipol. A quei tempi Piero&Massimo erano amici di cordata a stretto contatto con i Consorte e Don Vito Bonsignore per prendere chissà quali accordi.
Non si è potuto stabilire se tali condotte fossero penalmente rilevanti, tuttavia la rilevanza politica dell’intera vicenda è piuttosto chiara e senza appello. Con buona pace della questione morale.
Per quanti credono in un rinnovamento politico del Partito (il prof. Marini) sembrano predestinati a soccombere da una classe dirigente autoreferenziale, incapace di rinnovarsi, sempreverde e buona per qualsiasi stagione, una pletora di sconfitti pronti a ricandidarsi alla prima occasione.
Questa mia opinione è anche l’istantanea del neo Partito Vietrese del PD. Longevi, inossidabili e conservatori sono alla guida di questo importante trapasso politico, tutti di provenienza Comunista e/o DS come si preferisce, senza una reale apertura all’area moderata, spesso emarginata per evidenti incongruenze gestionale e di potere interno.
Nessuna rivoluzione culturale ma, mi sembra, una ratifica burocratica di un partito che vuole mantenere “ibernate” idee, linea e principio!
In questo scenario non è un caso se tanti decidono di mantenere le dovute distanze da questi apparati e, per essere più diretti e incisivi, decidono di far politica all’interno di piccoli Partiti come la Democrazia Cristiana che, escludendo la suggestione di un simbolo con una importante storia alle spalle, nel periodo di pieno “re-settaggio” di ideologie e comportamenti politici alla base della nascita dei due partiti in discussione, rappresenta una soluzione per chi intende la politica nei partiti tradizionali, ma fondamentalmente orientati al confronto democratico e alle decisioni prodotte dalla base e non dal vertice.
Altri decidono per la politica all’interno di Associazioni e movimenti civici, rivendicati con lo stesso orgoglio di partito. Si tratta di un elettorato deluso, orfano, stanco, disilluso, un vero partito che si muove a tentoni, che si agita, che rivendica un giusto spazio politico, che non riconosce nei nuovi grandi partiti unici. Professionalità, saperi, motivazione, impegno, intelligenze che rivendicano spazi di vera discussione politica e concreta partecipazione alle decisioni nelle gestioni amministrative.
Tantissime persone che vogliono mantenere le proprie identità e credenze politiche senza per questo conformarsi ad un sistema che vuole ingoiare ogni singola espressione in un unico pentolone.
A queste espressioni di aggregazione andrebbe lanciata la sfida di PD e PDL, un rinnovamento aperto e partecipato reale, mettendo in discussione i vecchi apparati e benefici in luogo di una nuova apertura moderna e al passo con i tempi che valorizzi tante energie disperse e spesso isolate.
Il solo Di Pietro è stato scaltro e, aprendo alla società civile, ha compensato ogni deficienza interna di partito,prima fra tutte, quella di esprimere, a livello locale, una classe dirigente perlomeno discutibile.
Per quanti a Vietri non dovessero condividere la politica e l’organizzazione dei futuri grandi partiti,la Democrazia Cristiana offre la scelta di una nuova etica politica che apra ad un reale rinnovamento di metodi e criteri della gestione pubblica, valorizza le persone , le proprie idee e senso civico nel difficile processo di ripresa economica e sociale del paese.
Allo stesso modo la Democrazia Cristiana si propone come partito del dialogo e del confronto al fine di favorire coalizioni politiche che vadano nella direzione e nei propositi sopra citati.
Nessun commento:
Posta un commento