Tutti sostengono che bisogna cambiare, ma sembra invece di vivere al rallentatore, quasi da fermo, quello che è invece un importante mutamento d’epoca. Fra massimo vent’anni (e anche meno), nulla sarà più come prima; tuttavia, se continua così, sentiremo ancora i ragionamenti degli ultimi trent’anni (come minimo, e che non siano quelli degli ultimi sessanta). La voglia di trovare anche a Vietri un filone amministrativo nuovo si infrange contro le ridotta capacità di comprendere l’importanza di dotare il nostro comune di un nuovo modello di gestione.
Nell’aria non si respira l’aria di una società civile che vuole risalire la china, che vuole reagire al degrado in cui si ritrova miseramente insabbiata. Alla fine a menare le danze sono sempre i soliti artefici, che da questo torpore civico, specie del mondo giovanile, ritrovano la solita linfa ed energia per riproporre i vecchi e collaudati sistemi di potere. Del resto, ho stimato come la vera società vietrese “politicamente attiva” si riconduca al massimo ad una centinaia di persone che si vedono, si incontrano, si accoppiano e poi si separano, in un balletto di accordi e promesse da fare invidia agli anni del pentapartito.Alla fine, come succede da anni, la montagna partorirà il topolino, e la voglia, meglio, la necessità, di un nuovo corso amministrativo si inabisserà nelle paludi della vecchia nomenklatura vietrese. Non mi sento di dare la colpa a questi professionisti della politica locale che da anni si impegnano e lavorano per realizzare questo processo. Neanche posso appellarmi al disinteresse generale di una comunità che, di fatto, non ritengo civicamente capace di sostenere un tale processo.
A vedere e sentire quanti si dipanano in questo periodo di preparazione alle elezioni amministrative, se si esclude i soliti noti, non mi sembra siano maturate in questi anni coscienze civiche e politiche tali da realizzare la grande stagione del cambiamento che riponi speranza per il futuro.
Le attenzioni su come riempire una lista vincente, la distribuzione di cariche e mansioni sembra il solo importante argomento al centro di ogni conversazione e riunioni “segrete”.
Mai fino ad oggi ho sentito parlare di come si intende governare all’insegna di un vero processo di cambiamento, nessun schema ne’- modello di “governance” al centro di discussioni tra quanti intendono aggregarsi per una “santa alleanza”.
L’anello debole della catena sembra, ad oggi, l’assenza di vere personalità di spicco che possono esprimere idee programmatiche precise e definite, almeno se si attiene ai capitoli essenziali da cui ripartire per la nostra ripresa, e quindi coagulare introno a se consenso e partecipazione attiva di quella società civile che volutamente evita ogni contatto con una classe politica che ha perso ogni credibilità.
Gli interessi personali e di “bottega”, diretti e indiretti, sembrano ad oggi ancora l’unica ragione per cui partecipare e vincere. Nonostante i tempi e le congetture economiche non prospettano anni tranquilli e di semplice gestione amministrativa, non matura la coscienza per comprendere come solo attraverso un progetto di riqualificazione del nostro territorio che sarà possibile quella ripresa economica fondamentale per favorire ogni genere di impresa e di attività, aprire prospettive per il lavoro giovanile e, per i semplici cittadini, favorire servizi per una migliore qualità della vita. Le strette economiche cui tutti i comuni devono fare fronte in virtù di un patto di stabilità finanziaria, ma di enorme rischio di instabilità gestionale, dovrà necessariamente favorire una “governance” partecipata e responsabile di tutta la comunità.
Scusate mi squilla il telefonino. I soliti amici che mi aggiornano sugli sviluppi delle alleanze. Il borsino di che sale e chi scende, poi l’invito a partecipare all’ennesimo incontro politico, ma ancora nessuna stesura programmatica su cui fondare una vera intesa si prospetta in lontananza. Neanche il metodo si vuole cambiare. Vi anticipo come il mio impegno, in tal senso, espresso in un gruppo politico, ha trovato difficoltà insormontabili, tali da ritenere concluso un primo ciclo con un evidente “nulla di fatto”. Riparto con pochi amici che condividono l’idea che il processo di cambiamento necessario per Vietri possa essere di tutti, senza discriminazione e senza facili moralismi. Bisogna sostenerlo e proporlo con fatti concreti, idee e professionalità, quali unici criteri di discriminazione.
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