Nessuna censura ai commenti avviene ad opera di Vocidiopiazza.
Anzi ci auspichiamo una viva partecipazione con idee, notizie e commenti da pubblicare sul blog.
Vietri è un paese in agonia.Aiutalo
Raito Salus Infirmorum. Era scritto " salute degli infermi" alla rampa lassù che ti cercava, paese di dolcezza per gli inverni, un paese così come si dava fosse in quel tempo con la vita uguale alla vita, al suo mietere lontano. Giusto per l'ombra il sole, giusto il male per dar tempo alla morte, sul divano di seta d'oro impallidiva il biondo scozzese pettinando eternamente la moglie innamorata, il volto tondo in quella dolce eternità del niente.
1/31/2008
1/25/2008
Se sei di Napoli.....
Sei di Napoli se hai esclamato almeno una volta nella vita 'UAGLIù
TUTT'APPOST?'
Sei di Napoli se in disco o in qualsiasi altra situazione in cui stai bene
dici' STO PARIANN A PAZZ''
Sei di Napoli se sei stato male dopo un 'panino completo' di Giggino
strafogato alle 5 di mattina
Sei di Napoli se vedi la vita a colori quando tutto è nero
Sei di Napoli se dopo l'alba vista da mergellina ti fermi al ciottolo per
un mega cornetto ...
Sei di Napoli se dici che quelli del liceo classico sono ' chiattilli'
Sei di Napoli se sei andato a comprare il fumo dalla sposa ai quartieri
spagnoli
Sei di Napoli se dici lacchiesa con la doppia c...
Sei di Napoli se i friarielli ti piacciono di più con la sasiccia nella
marenna
Sei di Napoli se litighi con tutti quando sei bloccato in tangenziale
Sei di Napoli se chiami il tuo scooter 'o mezz'
Sei di Napoli se trovi normale chi và in scooter minimo a trè
Sei di Napoli se parcheggi in 5^ fila e ti lamenti quando al ritorno trovi
una multa
Sei di Napoli se prima di sapere di che argomento si tratta dici 'ma io nun
sacce nient''
Sei di Napoli se quando non ti viene un termine in italiano e lo sbagli,
poi ti giustifichi dicendo che volevi dirlo in dialetto
Sei di Napoli se riesci a fare battute anche in situazioni drammatiche
Sei Napoli se apprezzi la buona tavola
Sei di Napoli se la domenica mangi alle 15.00 e finisci il giorno dopo
Sei di Napoli se quando giochi a tombola al primo numero dici ambo!
Sei di Napoli se pensi ke nn ci sia niente di meglio che prendere il sole a
mergellina sugli scogli con la birra fredda e il tarallo caldo
Sei di Napoli se almeno una volta hai messo lo stereo a palla per cantare le
canzoni di Nino D'angelo (na bandier tutta azzurr che arrassumiglie o ciel'
e o mar e stà città)
Sei di Napoli se a volte chiami 'lote' gli amici che ti hanno fatto un torto
Sei di Napoli se spendi tutto in un giorno e dici : 'diman' Dio penz''
Sei di Napoli se sei costretto ad emigrare per trovare un lavoro decente
Sei di Napoli se allo stadio o sul divano di casa urli di gioia tutto sudato
quando Lavezzi segna un gooooooooooooooooaaaaal
Sei di Napoli se ci rimani male quando il resto d'Italia pensa che ci sia
solo Monnezza............e tu sai che non è così!
1/22/2008
DI INCENERITORE SI MUORE.
NON FACCIAMOCI PRENDERE DALLO STATO EMOTIVO. STOP AD OGNI COSTRUZIONE DI INCENERITORI.
IL NOSTRO FUTURO E QUELLO DEI NOSTRI FIGLI SARA' ULTERIORMENTE MINACCIATO DA QUESTE FONTI ALTAMENTE INQUNANTI.
LO SCERIFFO DE LUCA HA ANNUSATO L'AFFARE E PURTROPPO NON SI E' MINIMAMENTE PREOCCUPATO DELLA SALUTE DEI SALERNITANI (E VIETRESI), CHE ANZI, NEANCHE SANNO CHE UN INCENERITORE E' PREVISTO SOTTO IL PROPRIO NASO, OVVERO NEL PORTO DI SALERNO!!!!(MIO POST DEI MESI SCORSI)
VIETRI E' TALMENRE VICINO AL LUOGO INDIVIDUATO DALLO SCERIFFO SALERNITANO COME SITO PER LA COSTRUZIONE DI UN GRANDE INCENERITORE CHE NON E' POSSIBLE RIMANERE IN SILENZIO.
RIVENDICHIAMO IL NOSTRO DIRITTO ALLA VITA E CHE VIETRI FACCIA LA SUA PARTE.
1/21/2008
Il partito dei Pellegrini...
Il figlio maggiore di Mastella si chiama Pellegrino.Il caso vuole che anche il consigliere comunale vietrese in quota (adesso si dice così,una volta si apparteneva)
all'UDEUR in consiglio comunale si chiami così.
Niente a che vedere con quelli che compiono viaggi verso luoghi sacri, anzi,nel nostro caso,il termine è abbastanza blasfemo.
Il nostro Pellegrino (Gerardo)al massimo saltella, proprio come il leader padre Clemente ha insegnato negli anni.
Da contendente alla poltrona di sindaco alle ultime elezioni, diventa in fretta braccio destro del sindaco che lo ha sconfitto,salvandolo a suon di deleghe,insieme ad altri due trasfughi della minoranza,da una situazione di crisi che si era aperta nella maggioranza(quella eletta dal popolo).
E adesso che Mastella ha lasciato la maggioranza del centrosinistra, come si comporterà il nostro Pellegrino!!!
In araldica Pellegrino è assunto come "arma parlante".Un'arma che l'amico Gerardo ha affinato con la lunghissima milizia da politico locale, un'arma di potere, di personalismo e familismo che meglio nessun partito come l'UDEUR poteva rappresentarlo.
Grazie alla democrazia senza popolo(quella vietrese) per tutto questo non si perde la faccia, non si ha mozione di sfiducia,non ci si dimette.
Pellegrino come la conchiglia di Santiago di Compostela, simbolo di avvenuto pellegrinaggio in terra santa.Che idea!!La conchiglia come simbolo di Pellegrino(Gerardo) alle prossime elezioni amministrative.Tanto lui ci sarà, magari alleato con Di Pietro!!!e la conchiglia sinbolo di Pellegrinaggio,inteso come neo movimento politico che annovera tutti i transfughi di partito.
1/20/2008
Raccolta...differenziata.
1/17/2008
Vietri..demografica.
Vietri sul Mare (C.A.P. 84019) appartiene alla provincia di Salerno e dista 5 chilometri da Salerno, capoluogo della omonima provincia.
Conta 8.543 abitanti (Vietresi) e ha una superficie di 9,0 chilometri quadrati per una densità abitativa di 949,22 abitanti per chilometro quadrato. Sorge a 80 metri sopra il livello del mare.
Cenni anagrafici: Il comune di Vietri sul Mare ha fatto registrare nel censimento del 1991 una popolazione pari a 9.401 abitanti. Nel censimento del 2001 ha fatto registrare una popolazione pari a 8.543 abitanti, mostrando quindi nel decennio 1991 - 2001 una variazione percentuale di abitanti pari al -9,13%.
Gli abitanti sono distribuiti in 2.838 nuclei familiari con una media per nucleo familiare di 3,01 componenti.
Cenni geografici: Il territorio del comune risulta compreso tra i 0 e i 933 metri sul livello del mare.
L'escursione altimetrica complessiva risulta essere pari a 933 metri.
Cenni occupazionali: Risultano insistere sul territorio del comune 43 attività industriali con 295 adetti pari al 16,81% della forza lavoro occupata, 210 attività di servizio con 318 addetti pari al 18,12% della forza lavoro occupata, altre 261 attività di servizio con 843 addetti pari al 48,03% della forza lavoro occupata e 47 attività amministrative con 299 addetti pari al 17,04% della forza lavoro occupata.
Risultano occupati complessivamente 1.755 individui, pari al 20,54% del numero complessivo di abitanti del comune.
Dieci cognomi più diffusi nel comune di Vietri sul Mare .
Numero Cognome
201,67 Avallone
201,67 Giordano
126,42 Fasano
117,39 Della Monica
117,39 Senatore
96,32 Apicella
1/14/2008
Qualcuno era comunista?
Qualcuno era comunista perché era nato in Emilia.
Qualcuno era comunista perché il nonno, lo zio, il papà, … La mamma no.
Qualcuno era comunista perché vedeva la Russia come una promessa, la Cina come una poesia, il comunismo come il paradiso terrestre.
Qualcuno era comunista perché si sentiva solo.
Qualcuno era comunista perché aveva avuto un’educazione troppo cattolica.
Qualcuno era comunista perché il cinema lo esigeva, il teatro lo esigeva, la pittura lo esigeva, la letteratura anche: lo esigevano tutti.
Qualcuno era comunista perché glielo avevano detto.
Qualcuno era comunista perché non gli avevano detto tutto.
Qualcuno era comunista perché prima (prima, prima…) era fascista.
Qualcuno era comunista perché aveva capito che la Russia andava piano, ma lontano… (!)
Qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona.
Qualcuno era comunista perché Andreotti non era una brava persona…
Qualcuno era comunista perché era ricco, ma amava il popolo…
Qualcuno era comunista perché beveva il vino e si commuoveva alle feste popolari.
Qualcuno era comunista perché era così ateo che aveva bisogno di un altro Dio.
Qualcuno era comunista perché era così affascinato dagli operai che voleva essere uno di loro.
Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di fare l’operaio.
Qualcuno era comunista perché voleva l’aumento di stipendio.
Qualcuno era comunista perché la rivoluzione?… oggi, no. Domani, forse. Ma dopodomani, sicuramente!
Qualcuno era comunista perché… "la borghesia il proletariato la lotta di classe, cazzo!"…
Qualcuno era comunista per fare rabbia a suo padre.
Qualcuno era comunista perché guardava solo RAI3.
Qualcuno era comunista per moda, qualcuno per principio, qualcuno per frustrazione.
Qualcuno era comunista perché voleva statalizzare TUTTO!
Qualcuno era comunista perché non conosceva gli impiegati statali, parastatali e affini…
Qualcuno era comunista perché aveva scambiato il materialismo dialettico per il Vangelo Secondo Lenin.
Qualcuno era comunista perché era convinto di avere dietro di sè la classe operaia.
Qualcuno era comunista perché era più comunista degli altri.
Qualcuno era comunista perché c’era il Grande Partito Comunista.
Qualcuno era comunista malgrado ci fosse il Grande Partito Comunista.
Qualcuno era comunista perché non c’era niente di meglio.
Qualcuno era comunista perché abbiamo avuto il peggiore partito socialista d’Europa!
Qualcuno era comunista perché lo Stato, peggio che da noi, solo l’Uganda…
Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di quarant’anni di governi democristiani incapaci e mafiosi.
Qualcuno era comunista perché Piazza Fontana, Brescia, la stazione di Bologna, l’Italicus, Ustica, eccetera, eccetera, eccetera!…
Qualcuno era comunista perché chi era contro, era comunista!
Qualcuno era comunista perché non sopportava più quella cosa sporca che ci ostiniamo a chiamare democrazia!
Qualcuno, qualcuno credeva di essere comunista, e forse era qualcos’altro.
Qualcuno era comunista perché sognava una libertà diversa da quella americana.
Qualcuno era comunista perché credeva di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri.
Qualcuno era comunista perché aveva bisogno di una spinta verso qualcosa di nuovo, perché sentiva la necessità di una morale diversa.
Perché forse era solo una forza, un volo, un sogno.
Era solo uno slancio, un desiderio di cambiare le cose, di cambiare la vita.
Qualcuno era comunista perché con accanto questo slancio ognuno era come più di se stesso: era come due persone in una. Da una parte la personale fatica quotidiana, e dall’altra il senso di appartenenza a una razza che voleva spiccare il volo, per cambiare veramente la vita.
No, niente rimpianti. Forse anche allora molti avevano aperto le ali senza essere capaci di volare, come dei gabbiani ipotetici.
E ora?
Anche ora ci si sente in due: da una parte l’uomo inserito, che attraversa ossequiosamente lo squallore della propria sopravvivenza quotidiana, e dall’altra il gabbiano, senza più neanche l’intenzione del volo. Perché ormai il sogno si è rattrappito.
Due miserie in un corpo solo.
- Giorgio Gaber & Sandro Luporini
(da "E pensare che c’era il pensiero", 1995)
GRANDE GABER…AVREI VOLUTO SCRIVERLO IO….
1/13/2008
Munnezza.
Pubblico questo video che mi è stato gentilmente segnalato da un mio amico dei VERDI PER VIETRI.
Ammissione implicita degli errori della politica dei verdi nella gestione dei rifiuti in Campania.
Aggiungo, alle parole che l'autrice del video riporta nel testo finale, che nelle altre regioni l'affare sui rifiuti si chiama inceneritore meglio definito termovalirazzatore, ma la sostanza è la stessa.
Miliardi di euro per gestire impianti che hanno un elevato potere inqunante dell'aria, dimostrato scientificamente,con elevatissimi rischi per la salute.Inceneritori che producono meno energia di quella che sereve per farli funzionare,ma sono rientrati nel piano energetico nazionale togliendo contributi alle fonte energetiche alternative (fotovoltaico)e per questo ha salssato gli ignari cittadini che non sanno leggere la bolletta dell'ENEL (qusi tutti).Adesso le cosche politiche e mafiose in Campania si contenderanno quest'altro business sulla nostra pelle.
La soluzione?Recuperare l'energia che viene persa inutimente (impianti illuminazione,riscaldamento , ecc)e poi raccolta differenziata per riciclare i rifiuti e creare indotto economico.Il resto sono soluzione da medioevo che non guardano al progresso e al futuro, ma solo al malaffare.
Il rosso comunista.
Essi rappresentano quanto di male l'essere umano sia riuscito a produrre. Si racconta che mangiassero i bambini e che ovunque ponessero piede le donne abortissero con dolore e spasimo.
Molti popoli vivono felici perchè sono riusciti a tenerli a bada con campagne di sensibilizzazione.
Ovunque vi siano loro, il lardo non pasce, le ossa spuntano dalla pelle e i lavoratori languono miseria nera. In Italia, essi si adoperano febbrilmente nello sforzo di mandare in malora ogni azienda nella quale riescono ad infiltrarsi, aziende che finiscono poi per essere svendute piene di debiti, con grande soddisfazione di qualche capo politico.
Non di meno i comunisti amano vivere nell'agio e nel lusso, predicatori di quella povertà che si guardano bene dal praticare; attorniandosi di beni materiali e ricchezze in misura eguale, ed anche piu', dei loro "presunti" giurati nemici: I CAPITALISTI! E dico "presunti" in quanto è assai probabile che i comunisti altro non siano che ricchi capitalisti infiltrati tra i poveri con lo scopo di carpirne la volontà e farne uno strumento per il mantenimento del potere.
Personalmente conosco molti di comunisti, anche Vietresi, che una volta passati dallo status di operaio a quello di padrone, hanno immediatamente dimenticato la guerra di classe per sposare da subito quella del capitale, esprimendola nella forma peggiore e disonesta possibile.
La nostra storia è piena di questi predicatori che hanno predicato bene ed illuso milioni di onesti operai "veri" e poi "razzolato" tanto...
Ancora oggi c'è chi crede a questi paladini della giustizia di classe, trasformatosi nel tempo in moderati "democtatici" ma che mantengone in loghi e simboli il colore rosso,che tocca l'intimo di classi e generazioni,valore, gioia,ricordo, simbolo, che il colore rosso coniuga, sviluppando sensazioni di piacere. Il tutto un intimo piacere dell'anima, un'emozione ancora endemica.Nella realtà rimane il rosso della vergogna di questi comunisti-capitalisti-imprenditori, difficilmente espresso sul loro volto, che invece rimane di un bianco candido, un colore che, ironia della sorte,ha simboleggiato quello del potere da combattere, ma solo perchè ambito.
1/07/2008
Politica e Camorra:guerra tra bande...
Credo che rimanere stupefatti di fronte a quanto accade a Napoli e in Campania sia davvero il minimo. Per la descrizione degli avvenimenti, che durano da sempre, da almeno due decenni, ci vorrebbe altro che una sola paginetta. Ci vorrebbe, per una spiegazione adeguata, la pubblicazione di un libro. E' una di quelle vicende che segnano il tempo, che ci richiamano all'identità piuttosto che alla appartenenza.
La identità di essere e sentirsi uomini e donne civili, che hanno superato da qualche millennio la condizione di non saper separare se stessi dai resti del loro cibo che si consumava, rimanendo al riparo di qualche grotta, durante l'epoca della glaciazione.
E invece sembra che questo percorso di civiltà si sia riavvolto in senso contrario, sia regredito. Prevale una strana appartenenza, quella di considerare gli avvenimenti per rinfacciarseli reciprocamente per attribuire, clan politico ad altro clan politico, il perché dell'accaduto. Una nuvola (come la diossina che brucia dai rifiuti) fittissima nel quale trovano spazio modelli e culture di vita simili a quella degli insetti stercolari che non solo vivono a contatto con gli escrementi ma che addirittura se ne nutrono e ne traggono beneficio.
Una cosa incredibile quella che accade nel nostro paese agli inizi del terzo millennio.
A Napoli e in Campania la società civile sembra essere stata cancellata, ognuno per se. E se il cumulo di immondizie accatastato nella via dove abito si trova a qualche decina di metri dal mio numero civico tanto meglio, è questione che interessa gli altri.
Una regressione drammatica che pure qualche tentativo di spiegazione lo richiede. Se ci si aggira nella grande periferia della metropoli napoletana ci si avvede immediatamente di due questioni che apparentemente sembrano del tutto separate. I numeri civici delle strade o non ci sono o sembrano messi li in modo caotico. In ogni ingresso, in ogni spazio comune disponibile trova posto una statuina o una icona religiosa.
Entrambe le circostanze, pure se del tutto diverse, riconducono tuttavia a una chiusura su se stessi. Non appare, ad un visitatore esterno, l'apertura culturale di una comunità che dovrebbe pretendere una organizzazione dell'abitato secondo i canoni di una minima razionalità e senso civico. Prevale invece l'individualismo chiuso ed egoista insieme a quello bigotto che si affida al miracolo che la statuina sacra, posta nell'androne, può prometterci.
Una regressione drammatica che fa il paio con un potere locale, politico e amministrativo, assolutamente inadatto. Una regressione che è il risultato di una concezione del potere di tipo monarco-popolare. La politica dai tempi della sconfitta del Laurismo: della promessa del chilo di pasta o della seconda scarpa in caso di vittoria elettorale, ha continuato a operare senza apportare nessuna discontinuità culturale e valoriale.
Credo che di questo si tratti e per questo alle scelte di qualità e di lunga programmazione si sono preferite scelte di altro tipo. La enorme pattumiera che si è realizzata con il tempo a Napoli e in tutta la Campania, credo che a questo sia dovuta.
Anche le organizzazioni che dovrebbero curare gli interessi diffusi non esplicano adeguatamente il loro ruolo. Le stesse organizzazioni sindacali dei lavoratori si sono trasformate in agenti del piccolo clientelismo: come spiegare altrimenti l'assenza totale di una voce, di una proposta di una lotta guidata per pretendere condizioni di vita civili?
La politica ha ammainato completamente al proprio ruolo. Quando parla, se parla, dice cose cosi inutili e tanto stupide da indignare. Mi riferisco, sono spiacente nel dover constatarlo, alla notizia, diffusa dai telegiornali, della differenza tra l'essere preoccupato e l'essere allarmato. Mi riferisco a Ministri che parlano di esigenza di piano straordinario. Mi riferisco a Governatori e a Commissari straordinari alla emergenza rifiuti che affermano che non si dimettono perché lo farebbero volentieri solo che fosse utile.
Si può parlare e dire queste sciocchezze, di questo si tratta, perché si ha una idea (mediocre appunto) sbagliata della funzione della politica. Si crede che la politica consista nell'organizzare il terreno di gioco delle diverse parti, dei diversi poteri in causa, garantendo loro il libero esplicarsi. Non si pensa affatto che la politica ha il dovere e l'obbligo di fare seminagione di democrazia partecipata e nel contempo di prendere e saper indicare scelte di percorso, cui i diversi soggetti si devono adeguare. La vicenda mi ricorda ciò che diceva un mio maestro di politica qualche decennio fa: se un cittadino ha sete, la politica non deve affermare che quel cittadino vuole bere, deve procurargli l'acqua!
Sono convintissimo che quanto accade sia la dimostrazione nettissima del fallimento totale di un intero ceto politico. Senza distinzione di colore o di partito. Una plateale raffigurazione di dove ci può portare la politica quando viene schiacciata dalle oligarchie, quando la democrazia è falsa e non garantisce il ricambio, negli uomini e donne, della sua rappresentanza.
Si può ancora argomentare che la camorra gioca in modo sporco la sua partita, ed è vero. Si può ancora argomentare che una parte della politica è talmente ignobile da ricorrere a strumenti di propaganda davvero vergognosi come l'impiccagione di manichini raffiguranti avversari politici. Nessuna attenuante per questi. Rimane oggettivamente la vicenda. Rimane che la vicenda va avanti da almeno 20 anni, che il Commissariato all'emergenza rifiuti ha prodotto clientele e enormi sprechi con cifre da capogiro, che si spendono miliardi per l'invio in Germania di una parte dei rifiuti che i tedeschi usano per produrre energia elettrica. Rimane che la stessa Unione Europea ha aperto una procedura di infrazione e che forse ci appiopperà una salatissima multa. Rimane il fatto che in assenza di una guida democratica, una parte dei cittadini, che non paiono avere nessuno strumento per pesare sulle scelte, scelga di dedicarsi agli incendi dei rifiuti, avvelenando in modo irresponsabile tutto e tutti.
Rimane una situazione perfino angosciosa per gli uomini e donne della sinistra. Non giustifichiamo più nessuno. Prendiamo il coraggio di far saltare una concezione politica organizzata verticisticamente e in modo gerarchico che non permette il ricambio ma anzi asseconda l'affermarsi di mediocri e incapaci politicanti. Cambiamo la politica, facciamo saltare il tappo, il tempo che ci rimane non è molto.
1/05/2008
Vietri democratica,,,,
Non è facile dare una definizione precisa e completa di democrazia, ciò, in relazione ai diversi significati che tale termine può assumere a seconda del tempo e dello spazio in cui è utilizzato.
Basti guardare quanto avviene a Vietri sul Mare e questo concetto assume un significato inedito, nuovo e decisamente distorto nella sua essenza.
Etimologicamente democrazia significa “governo del popolo”.
Si ha quindi democrazia in uno Stato, quando la comunità politica in esso stanziata prevede e ammette il diritto-dovere di tutti i cittadini di decidere, nei limiti previsti dalle norme, i comportamenti e le azioni ritenute più idonee per il raggiungimento del bene comune.
E’ diretta conseguenza di questa riconosciuta capacità, l’abilitazione di tutti i cittadini (suffragio universale) a designare e scegliere le persone che dovranno accedere alle cariche e alle funzioni pubbliche, con il compito di attuare le indicazioni dei cittadini.
In tal caso si parla di democrazia indiretta o rappresentativa, in quanto i titolari dei poteri democratici non agiscono direttamente ma per il tramite dei loro rappresentanti, raggruppati nei partiti politici.
E’ proprio in relazione a questo rapporto diretto che lega il corpo elettorale con i rappresentanti in Parlamento, che, sussiste in Italia la necessità di adottare a livello politico, con l’accordo di tutti gli schieramenti, una legge che modifichi la Costituzione Italiana, introducendo in essa un principio che sarebbe maggiormente rispettoso del principio di democrazia fin qui descritto.
Il principio da introdurre è quello secondo il quale, nel caso in cui la maggioranza eletta in Parlamento,nazionale o locale, subisca delle modifiche di rilievo, come è successo a Vietri sul Mare nella legislazione in corso,si ridia voce agli elettori.
Quel rispetto per i Vietresi invocato dalle pagine di Vietrinotizie dall’amico Antonio Abate che voleva richiamare proprio l’essenza del concetto di democrazia. L’assurda reazione di alcuni amministratori vietresi ha confermato come questi concetti siano lontani dalla loro cultura politica, difendendo la subcultura dei giochi di poltrone, molto più autarchica che democratica.
Infatti , assistere a quei comportamenti che in gergo politico vengono definiti “ribaltoni”, determinando il passaggio di consiglieri da uno schieramento all’altro, in una embrionale democrazia dell’alternanza quale quella che si sta affermando nel nostro Paese, è una delle principali cause, a mio giudizio, del rilevante calo, della disaffezione dei cittadini verso la politica.
Un distacco voluto, studiato, per facilitare la gestione personalistica e clienterale del potere all’insaputa dei cittadini colpevolmente “assenti”.La mia definizione di democrazia senza popolo ritrova un'altra drammatica verità concettuale.
Questi comportamenti seppur ammessi a livello costituzionale, costituiscono una evidente lesione del principio di democrazia rappresentativa sopra descritto.
Quindi, non dando la possibilità ai cittadini di esprimersi sul comportamento dei propri eletti, si viene a creare la convinzione, generalmente diffusa nella collettività, di non poter influire con il proprio voto sulle sorti del paese.
Tutto questo perché si lascia al consigliere comunale la piena libertà, una volta eletto, di passare allo schieramento avverso, in barba al principio di democrazia rappresentativa.
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