Raito Salus Infirmorum. Era scritto " salute degli infermi" alla rampa lassù che ti cercava, paese di dolcezza per gli inverni, un paese così come si dava fosse in quel tempo con la vita uguale alla vita, al suo mietere lontano. Giusto per l'ombra il sole, giusto il male per dar tempo alla morte, sul divano di seta d'oro impallidiva il biondo scozzese pettinando eternamente la moglie innamorata, il volto tondo in quella dolce eternità del niente.
1/07/2008
Politica e Camorra:guerra tra bande...
Credo che rimanere stupefatti di fronte a quanto accade a Napoli e in Campania sia davvero il minimo. Per la descrizione degli avvenimenti, che durano da sempre, da almeno due decenni, ci vorrebbe altro che una sola paginetta. Ci vorrebbe, per una spiegazione adeguata, la pubblicazione di un libro. E' una di quelle vicende che segnano il tempo, che ci richiamano all'identità piuttosto che alla appartenenza.
La identità di essere e sentirsi uomini e donne civili, che hanno superato da qualche millennio la condizione di non saper separare se stessi dai resti del loro cibo che si consumava, rimanendo al riparo di qualche grotta, durante l'epoca della glaciazione.
E invece sembra che questo percorso di civiltà si sia riavvolto in senso contrario, sia regredito. Prevale una strana appartenenza, quella di considerare gli avvenimenti per rinfacciarseli reciprocamente per attribuire, clan politico ad altro clan politico, il perché dell'accaduto. Una nuvola (come la diossina che brucia dai rifiuti) fittissima nel quale trovano spazio modelli e culture di vita simili a quella degli insetti stercolari che non solo vivono a contatto con gli escrementi ma che addirittura se ne nutrono e ne traggono beneficio.
Una cosa incredibile quella che accade nel nostro paese agli inizi del terzo millennio.
A Napoli e in Campania la società civile sembra essere stata cancellata, ognuno per se. E se il cumulo di immondizie accatastato nella via dove abito si trova a qualche decina di metri dal mio numero civico tanto meglio, è questione che interessa gli altri.
Una regressione drammatica che pure qualche tentativo di spiegazione lo richiede. Se ci si aggira nella grande periferia della metropoli napoletana ci si avvede immediatamente di due questioni che apparentemente sembrano del tutto separate. I numeri civici delle strade o non ci sono o sembrano messi li in modo caotico. In ogni ingresso, in ogni spazio comune disponibile trova posto una statuina o una icona religiosa.
Entrambe le circostanze, pure se del tutto diverse, riconducono tuttavia a una chiusura su se stessi. Non appare, ad un visitatore esterno, l'apertura culturale di una comunità che dovrebbe pretendere una organizzazione dell'abitato secondo i canoni di una minima razionalità e senso civico. Prevale invece l'individualismo chiuso ed egoista insieme a quello bigotto che si affida al miracolo che la statuina sacra, posta nell'androne, può prometterci.
Una regressione drammatica che fa il paio con un potere locale, politico e amministrativo, assolutamente inadatto. Una regressione che è il risultato di una concezione del potere di tipo monarco-popolare. La politica dai tempi della sconfitta del Laurismo: della promessa del chilo di pasta o della seconda scarpa in caso di vittoria elettorale, ha continuato a operare senza apportare nessuna discontinuità culturale e valoriale.
Credo che di questo si tratti e per questo alle scelte di qualità e di lunga programmazione si sono preferite scelte di altro tipo. La enorme pattumiera che si è realizzata con il tempo a Napoli e in tutta la Campania, credo che a questo sia dovuta.
Anche le organizzazioni che dovrebbero curare gli interessi diffusi non esplicano adeguatamente il loro ruolo. Le stesse organizzazioni sindacali dei lavoratori si sono trasformate in agenti del piccolo clientelismo: come spiegare altrimenti l'assenza totale di una voce, di una proposta di una lotta guidata per pretendere condizioni di vita civili?
La politica ha ammainato completamente al proprio ruolo. Quando parla, se parla, dice cose cosi inutili e tanto stupide da indignare. Mi riferisco, sono spiacente nel dover constatarlo, alla notizia, diffusa dai telegiornali, della differenza tra l'essere preoccupato e l'essere allarmato. Mi riferisco a Ministri che parlano di esigenza di piano straordinario. Mi riferisco a Governatori e a Commissari straordinari alla emergenza rifiuti che affermano che non si dimettono perché lo farebbero volentieri solo che fosse utile.
Si può parlare e dire queste sciocchezze, di questo si tratta, perché si ha una idea (mediocre appunto) sbagliata della funzione della politica. Si crede che la politica consista nell'organizzare il terreno di gioco delle diverse parti, dei diversi poteri in causa, garantendo loro il libero esplicarsi. Non si pensa affatto che la politica ha il dovere e l'obbligo di fare seminagione di democrazia partecipata e nel contempo di prendere e saper indicare scelte di percorso, cui i diversi soggetti si devono adeguare. La vicenda mi ricorda ciò che diceva un mio maestro di politica qualche decennio fa: se un cittadino ha sete, la politica non deve affermare che quel cittadino vuole bere, deve procurargli l'acqua!
Sono convintissimo che quanto accade sia la dimostrazione nettissima del fallimento totale di un intero ceto politico. Senza distinzione di colore o di partito. Una plateale raffigurazione di dove ci può portare la politica quando viene schiacciata dalle oligarchie, quando la democrazia è falsa e non garantisce il ricambio, negli uomini e donne, della sua rappresentanza.
Si può ancora argomentare che la camorra gioca in modo sporco la sua partita, ed è vero. Si può ancora argomentare che una parte della politica è talmente ignobile da ricorrere a strumenti di propaganda davvero vergognosi come l'impiccagione di manichini raffiguranti avversari politici. Nessuna attenuante per questi. Rimane oggettivamente la vicenda. Rimane che la vicenda va avanti da almeno 20 anni, che il Commissariato all'emergenza rifiuti ha prodotto clientele e enormi sprechi con cifre da capogiro, che si spendono miliardi per l'invio in Germania di una parte dei rifiuti che i tedeschi usano per produrre energia elettrica. Rimane che la stessa Unione Europea ha aperto una procedura di infrazione e che forse ci appiopperà una salatissima multa. Rimane il fatto che in assenza di una guida democratica, una parte dei cittadini, che non paiono avere nessuno strumento per pesare sulle scelte, scelga di dedicarsi agli incendi dei rifiuti, avvelenando in modo irresponsabile tutto e tutti.
Rimane una situazione perfino angosciosa per gli uomini e donne della sinistra. Non giustifichiamo più nessuno. Prendiamo il coraggio di far saltare una concezione politica organizzata verticisticamente e in modo gerarchico che non permette il ricambio ma anzi asseconda l'affermarsi di mediocri e incapaci politicanti. Cambiamo la politica, facciamo saltare il tappo, il tempo che ci rimane non è molto.
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