“Quale gioia quando mi dissero andremo alla casa del Signore”
Eravamo circa 6 mila i fedeli della diocesi di Amalfi-Cava de’ Tirreni che, guidati dall’arcivescovo mons. Orazio Soricelli, che hanno partecipato al pellegrinaggio diocesano sulla tomba di Pietro e all’udienza speciale che il Santo Padre Benedetto XVI ha concesso all’arcidiocesi, in occasione dell’VIII centenario della traslazione del corpo di Sant’Andrea apostolo da Costantinopoli ad Amalfi. Tra questi non poteva mancare la comunità parrocchiale di Raito e Albori che, come di consuetudine, ha dato dimostrazione di fede e di consolidato attivismo religioso.
L’emozione di incontrare il Papa, per tanti unica, si leggeva sui volti di giovani, adulti e anziani che, nonostante la sveglia nelle prime ore dell’alba, erano gioiosi, impazienti dello “storico rincontro”. L’appuntamento al “bivio” è ormai una consuetudine, la mattinata fredda e piovosa ha creato qualche disagio nel ritrovo. La partenza è scandita dalle parole di Don Mario che invita ad una breve preghiera. I ragazzi, come il solito, nei posti in fondo al pullman, si preparano ad un viaggio che lascia prevedere un ben altro “ silenzio religioso.
Si parte. Il viaggio è alquanto sereno e senza acuti, tranne quelli del coro Ave Gratia Plena di Raito che, dopo mesi di prove congiunte con altri cori della diocesi, continua a provare i canti che da lì a poco dovranno eseguire. Finalmente è prossimo il grande evento, quello di cantare nell’aula Paolo VI al cospetto del Santo Padre.
Stranamente i ragazzi sono rimasti tranquilli e senza esibirsi nei soliti cori o slogan da stadio. Anche per loro il viaggio ha un significato particolare che manifestano con un atteggiamento pacato, un misto tra emozione e meditazione.
Finalmente in Piazza S. Pietro invasa dai pullman provenienti da ogni parte della diocesi. Il cappellino giallo il nostro identificativo, il cartello della nostra comunità la guida tra la folla.
Dopo i controlli di sicurezza, l’immenso salone si spalanca davanti a noi. Da lì a poco si riempirà quasi del tutto, uno spettacolo di fede che non è sfuggita al nostro Mons. Soricelli che, nel suo intervento di presentazione all’evento, ha sottolineato la bellezza di quel colpo d’occhio vissuto dal palco, una presenza massiccia di fedeli, tanto da decretare come “”storico l’evento di quella giornata.
L’improvvisa uscita del Papa, senza alcun cerimoniale, tanto da costringere la brusca interruzione di un sacerdote che forniva dati organizzativi, ci ha colti quasi di sorpresa prima del lungo applauso di benvenuto.
Il cerimoniale, poi il suo discorso, spesso interrotto degli applausi, di cui forse pochi hanno colto il significato, così come è successo a me. L’emozione di essere a cospetto con il Santo Padre mi ha generato un momento di profonda riflessione e di insolita serenità d’animo. Non ricordo i particolari, ma di certo avrò percorso in lungo e largo la mia psiche, dove solo gli applausi, automatici e continui, mi rappresentavano nell’aula.
Il tutto in un attimo, per me unico, importante, indimenticabile.
Il resto è cornice, autorità con figli e nipoti ai seguito che in prima fila rispettano a memoria il cerimoniale. I saluti riservati per pochi ma soddisfazione per tutti per avere vissuto attimi di fede intesi.
Ci ricompattiamo all’uscita complice il cappellino giallo e via alla volta dell’Istituto delle Suore Francescane che ci ospitano per una “due giorni” di fede e di svago.
La visita a chiese e basiliche, completa la missione romana. Tanti i momenti di relax e divertimento. Il girovagare per strade e piazze del centro storico che, nonostante conosciute, non si stanca mai di vistare. Poi i negozi di Via Condotti. Questa un’altra storia. Sebbene inaccessibili ai “comuni mortali” rappresentano il fascino e l’attrazione per appassionati di moda all’ultimo grido.
Anche se “vedere non nuoce”, quelle vetrine declinano il significato di un lusso “di casta” che stride con il significato di fede vissuto pochi istanti prima.
I momenti di comunità dalle suore mi hanno ricondotto, per un giorno, alle gite scolastiche.
L’atteggiamento di repressione e controllo applicato dalle anziane ma energiche sorelle non ha evitato le scorribande notturne lecite e prevedibili dei ragazzi che, in questi frangenti, esprimono il meglio della loro “vitalità adolescenziale”.
Il viaggio di ritorno diventa “un attimo” presi da giochi, barzellette e canti vari. Ma la storia del cane “ Adelaide” ve la risparmio, anche se credo che il nome dell’amica Mariantonia sarà destinato ad allungarsi ancora………..
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