La proposta Segni – Guzzetta è stata paragonata alla famigerata legge Acerbo che assicurò a Mussolini lo strapotere per vent’anni in Italia.
Difatti, detta proposta assegna la maggioranza dei seggi in Parlamento alla lista e non alla coalizione che prende più voti. Da qui l’opposizione della Lega, di Di Pietro e di Casini.
Questa iniziativa referendaria non appartiene certo a Berlusconi ma a Segni e Guzzetta, tanto è vero che se avesse avuto, come i suoi avversari a volte indicano, mire autoritarie, avrebbe proposto l’accorpamento delle elezioni europee e referendarie nella medesima data; invece il Cavaliere ha inteso salvaguardare il valore della coalizione P.D.L.-Lega, trovando una intesa ragionevole su maggiori poteri da conferire al presidente del Consiglio, così come avviene in Germania.
La Democrazia Cristiana è contraria al referendum elettorale del 21 giugno e non partecipa al voto. Tale scelta è coerente con la cultura politica ed istituzionale del Partito che ha voluto il sistema proporzionale come il più idoneo a sostanziare democrazia e partecipazione nel nostro Paese garantendo la più ampia rappresentanza dei cittadini nel Parlamento e negli Enti Locali.
L’eventuale affermazione del quesito referendario sarebbe una involuzione dalle conseguenze imprevedibili. La recente consultazione europea consiglia a tutte le forze politiche una serena riflessione sul bipolarismo oggi e sul bipartitismo domani. La Democrazia Cristiana ha sempre considerato le leggi elettorali forma e non sostanza in uno stato democratico. Oggi il rischio che la riforma elettorale possa diventare sostanza democratica è palese. Da parte nostra continuiamo a batterci per il metodo proporzionale, magari sul modello tedesco, facendo appello a tutti coloro che vogliono sentirsi soggetti attivi e non soggetti passivi. Forse è giunto il momento di promuovere una legge di iniziativa popolare per tornare al proporzionale.
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