7/13/2008

Tra genio e follia.





Comprendere la necessità di un confronto tra Vietri(Napoli) e il suo passato, nonostante l’urgenza del presente.Mi piace soprattutto conferire un tema “genio-follia” che, sebbene si addice al napoletano tradizionale, voglio in parallelo, ricondurlo al cittadino Vietrese. Assume un carattere veramente singolare, come se non si concepisse altra maniera di vivere, se non in quell’ambigua zona di confine; tant’è vero che l’inazione, l’inoperosità, l’oziosità tipicamente Vietrese- coincide con la fase di riposo e di sonno del genio, il vietrese (napoletano) è completamente schiavo del genio (e della follia) e , come ogni schiavo che si rispetti, ama la sua cella e il suo carceriere, fino alla totale identificazione, fino a doverne rimpiangere l’assenza in una completa apatia. La mancanza di voglia, la svogliatezza, l’accidia sono vizi tollerati dal Vietrese (napoletano) e i cui capi d’imputazione sono da attribuire al torpore del genio. Questo spiegherebbe anche la sua fatale incapacità a portare a termine le cose, si tratti di rivoluzioni o semplice senso civico e connessa volubilità e incostanza. Ecco perché Vietri (Napoli) non risolverà mai i suoi problemi, perché non ci sarà mai modo di costringere un Vietrese (napoletano) che ti risponde “nun tengo genio”, perché lo schiavo non vuole essere libero, vuole solo un padrone migliore, l’optimus princeps e quale principe migliore del genio? Il punto è che si comprende solo raramente o troppo tardi che è sciut’ pazz ‘o padrone.

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