6/21/2008

Il concetto di "nuovo" come arma di marketing (in politica)



Barack Obama, Walter Veltroni, Nicolas Sarkozy. E, quindici anni fa: Silvio Berlusconi. Tutti hanno usato il concetto di "nuovo" come arma di marketing. Due hanno stravinto, uno ha ottime possibilità di vincere, Veltroni magari perderà o pareggerà per vincere la prossima volta. Ma ciò che li accomuna è l'uso spudorato dell'immagine di cambiamento che si ostinano a voler vendere ad una clientela che del cambiamento ne fa un mito. Ciò che conferma la grande valenza elettorale di questo argomento è poi la natura delle obiezioni portate dai loro oppositori: Veltroni non è il nuovo ma si è formato nelle organizzaioni giovanili comuniste. Sarkozy non è il nuovo ma ha alle spalle una lunga carriera parlamentare. Obama come Sarkozy, nel suo Paese. Tutte osservazioni sacrosante. Berlusconi forse era davvero il nuovo, a suo tempo. Se il nuovo (di allora) fosse preferibile al "vecchio" è materia di ampio dibattito a tutt'oggi ancora irrisolto. Quello su cui mi piacerebbe riflettere è perché il nuovo vende così bene sugli scenari politici occidentali. Perchè la gente non si appassiona più alla politica, forse. Ai tempi della Democrazia Cristiana e del nemico rosso, le facce erano sempre quelle, ma la gente discuteva di politica dalla mattina alla sera, a casa o nelle sedi di partito. Perché la gente è succube della TV e del consumismo, e i politici sono come i telefonini: li vendi solo se li spacci per nuova generazione. Perché la democrazia nell'Occidente è in crisi, è stanca: ogni volta ci dà l'illusione di scegliere ma alla fine comandano sempre i soliti.

1 commento:

Arcangelo ha detto...

Hai posto numerosi quesiti che seguono un unico filo conduttore.
Un tempo la Politica appassionava.
La posta in gioco alta.
Proponeva due diversi e contrapposti modelli di società ed economici: l'uno alternativo all'altro, l'uno in competizione con l'altro. Dopo la caduta del muro di Berlino, purtroppo (e non sono comunista),questa disputa ha fine. Le società occidentali e di seguito quelle dell'est, si sono tutte incanalate verso l'accettazione incondizionata di quel modello politico-economico capitalistico,materialistico, relativistico. In questo contesto, la Politica, il vecchio modo di fare politica, soccombe.
Oggi si parla,solo ed esclusivamente, di Politica economica, di politica della sicurezza non più di concerto con con una Politica fondante su Valori che vadano ad incidere la sfera morale ed etica dell'individuo, il quale ha visto progressivamente perdere la sua dignità, le sue certezze. Egli rappresenta solo il punto terminale di un processo tendente a garantire vitalità ad un sistema che della politica, quella vera, poco importa.
Ecco che allora la stessa, oggi, rappresenta solo e soltanto, uno dei "fattori produttivi" necessari a produrre beni in grado di assicurare il mantenimento dell'attuale appparato.
E' in questo contesto che si inserisce l'esigenza di presentare il "nuovo".
Un nuovo che,per esempio, può essere utile per continuare a garantire particolarismi e vecchie clientele. Un nuovo che viene guidato da chi ha più "esperienza". Un nuovo, quindi, che dopo poco diventa obsoleto in quanto non costruito su fondamenti solidi, su Valori inconfutabili, su principi veramente innovativi.
Insomma stiamo assistendo, negli ultimi anni, sempre più, ad un nuovo "usa e getti".
Credo che nelle prossime elezioni comunali, nel nostro piccolo paese, assisteremo all'accentuazione di questo fenomeno.
Saprà l'elettorato attivo vietrse discernere il nuovismo dal nuovo vero? Anche perchè soltanto in contesti sociali fortemente frammentati laddove esiste un forte senso di smarrimento civico, il Nuovo diventa dirompente, incisivo.
Arcangelo